Interessante e coinvolgente intervento dell’ex presidente del Messina della Serie A Pietro Franza, ora Presidente di Sicindustria Messina, nella trasmissione “Scirocco” curata e condotta da Emilio Pintaldi su Rtp. Presente in studio per parlare di imprenditoria Franza non si è sottratto a domande che riguardassero il calcio e la sua esperienza come massimo dirigente della società calcistica peloritana. Spunti efficaci sono emersi quando l’ex presidente ha parlato dell’attuale momento e di quali potrebbero essere le strategie per riportare Messina tra l’elitè di questo sport rivelando quanto economicamente vantaggiose siano le ricadute sulla città.
Pintaldi: Che effetto le fa vedere il Messina ultimo in classifica?
Franza: “Avete messo delle immagini incredibili come quelle di Milano. Quella Serie A conquistata al Celeste, un vecchio stadio sempre strapieno che poi ci ha portato al San Filippo, mi fa pensare che anche nella crisi, nei momento delicati di una città si possa sempre ambire alla Serie A, si possa sempre sognare. Certo vedere ora la squadra ultima in classifica mi fa stare male come ogni tifoso.
Mi rendo conto che è difficile fare calcio, sopratutto in una situazione di grande crisi. Cosa posso dire agli imprenditori messinesi?
Trovare dei grandi investimenti per poter fare calcio e magari riportare il Messina in Serie B o in Serie A è complicatissimo. Bisogna guardare avanti, bisogna pensare alle potenzialità, magari al ponte sullo Stretto, magari alla crescita economica della città, trovare dei partner, eventualmente anche internazionali, come è stato fatto nelle città di Palermo e Catania. A Palermo si sono giocati un jolly importantissimo ed hanno fatto bingo. Poi c’è il Catania. Adesso abbiamo tutti i tifosi che passano sulle navi, purtroppo, ogni tanto rompendo qualcosa, però vediamo con sorriso e soddisfazione i tifosi del Catania andare in trasferta”.
Pintaldi: Presidente, quando una città ha una squadra in Serie A è un valore aggiunto per tutti e viene definita città di serie A, quando è in Serie C è una città di Serie C…?
Franza: “È proprio vero, devo dire che quando siamo stati in serie A abbiamo trasmesso un’energia, una forza anche economica a tutti. C’era voglia di fare, c’era il sorriso, il lunedì, il martedì, tutta la settimana. Erano settimane di gioia, perchè se ne parlava dappertutto. Il giovedì c’era l’allenamento, il venerdì la preparazione alla partita, il sabato la partita se eravamo in serie B, se no la domenica. E il lunedì se ne tornava a parlare. Ci si incontrava con voi giornalisti e con la tifoseria. Era sempre una festa sociale. E tutto dava più forza, perchè tutti vendevano, vendevano i giornali, vendevano i bar, vendevano i ristoranti, si andava in giro, c’era voglia di fare, di investire, di crescere!”
Pintaldi: I tifosi in tutte le trasferte…non solo da Messina! È stato un veicolo di marketing, turistico- commerciale anche con la partecipazione delle tifoserie di altre città e della provincia.
Franza: “Assolutamente, erano milioni e milioni di euro che arrivavano, il Messina stesso fatturava 30 milioni di euro in quel momento, stiamo parlando di numeri incredibili”
Pintaldi: Le manca il calcio?
Franza: “Certo che mi manca. Oggi ho avuto degli ospiti in ufficio a cui ho fatto vedere le maglie della Nazionale di Parisi e di Coppola firmate che mi hanno regalato quando hanno partecipato da rappresentanti del Messina alle gare della Nazionale di Lippi.”
Pintaldi: Quindi, le manca respirare aria di serie A o serie B?
FRANZA: “Ho cercato anche di dare una mano, sfruttando dei canali internazionali per portare…”
Pintaldi: Cioè? Una mano a Sciotto?
Franza: “…diciamo che ho dato dei suggerimenti, ho indicato anche una Società Internazionale a cui dare un mandato per trovare un acquirente per la squadra che, purtroppo, non è stato seguito per vari motivi, ho cercato di suggerire delle soluzioni di ripresa…”
Pintaldi: Aveva, cioè, indicato la strada per non arrivare in queste condizioni?
Franza: “Si. L’ho sentito e lo sento. Ora sto ospitando al Royal questi ragazzi che sono arrivati adesso a risollevare le sorti della squadra, quando posso do una mano.
Pintaldi: Per sua esperienza, crede che questo possa bastare, sono arrivati tre giocatori e altri spero ne arriveranno. Bastano per ottenere la salvezza?
Franza: “Per la salvezza si, ma non è solo quello ovviamente che la città si deve aspettare.”
Pintaldi: Bisogna fare di più. Lei dice che non ci sono in questo momento le condizioni…
Pintaldi: “Mai più calcio nella vita di Pietro Franza?
Franza: “Mai più calcio direttamente, non escludiamo che se venisse il soggetto giusto, magari come gruppo, sotto forma di sponsorizzazione o altro, potremmo essere accanto ad un investitore, assolutamente si.
Pintaldi: Ce lo dice perchè ha lasciato il calcio? C’entra il discorso degli stadi?
Franza: “L’operazione era molto semplice, tra virgolette. In due anni abbiamo dato una sferzata, abbiamo dato una botta, siamo andati in Serie A, abbiamo tratto il massimo che si poteva trarre coi ricavi, la seconda botta doveva essere l’operazione Stadio/Centro Commerciale, cioè una operazione che lasciava anche alle future generazioni 2/3 milioni l’anno d’introito. Quindi, immaginate se avessimo fatto l’operazione degli stadi, oggi magari c’era Sciotto, oppure un altro proprietario della squadra che si sarebbe ritrovato con 2/3 milioni l’anno netti che gli arrivavano come regalo di Natale. Cosa vuol dire questo? Che minimo minimo potevi essere pure “bestia” ma in Serie B ci stavi, questo non ce l’hanno fatto fare, ci hanno lasciato soli, abbiamo tagliato tutto e ce ne siamo scappati, questo è quello che è avvenuto.”
Pintaldi: Prendo atto di quello che lei ha detto poco fa. Non è escluso che non si possa rientrare con un soggetto giusto?
Franza: “Rientrare sempre come appoggio esterno.”
Pintaldi: Quando parla di soggetto giusto si riferisce magari ad un imprenditore straniero o a qualcosa del genere.
Franza: “Beh, è sempre brutto parlare di questo perchè gli imprenditori di fuori poi se ne vanno, quindi uno dice “ci vorrebbe l’imprenditore del luogo”, ma non c’è. Quindi, a questo punto meglio un imprenditore che investe, che viene da fuori, se è un arabo è meglio perchè sicuramente ha degli interessi che vanno oltre, perchè se un arabo viene è per andare in serie A, se viene qualche “scappato di casa” sicuramente non andrà in serie A.
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