Messina, solita storia, stesso finale?
Nella città dello Stretto, è diventata, ormai, un’abitudine consolidata.
Terminato il campionato parte la solita clessidra che con la sua sabbia scandisce il tempo che rimane per ottenere l’iscrizione in qualsiasi categoria calcistica
Tutto ad handicap per sopravvivere.
Si inizia a dare colpe all’uno e all’altro, mentre l’ombra del fallimento inizia a prendere il sopravvento.
Ma è calcio, vero calcio, quello che si sta disputando negli ultimi quindici anni a Messina, escludendo una lieta parentesi, subito cancellata senza motivi validi?
Gli antenati e non quelli dei cartoni animati, ci insegnano che, per evitare spiacevoli sorprese, bisogna programmare, ma non basta. Il tanto citato progetto deve essere attuato da gente valida con ampie conoscenze del settore in cui dovrebbe operare.
I risultati sono sotto gli occhi di tutti. Salvezza in Lega Pro ai play out a pochi minuti dal gong finale e saluti dal massimo dirigente peloritano Sciotto
Si torna nuovamente a contare il tempo.
Non è un segreto che per disputare stagioni all’insegna della tranquillità occorrono basi solide, competenza e professionalità e navigare a vista può portare a spiacevoli conseguenze.
Messina e il Messina non meritano di essere sbeffeggiate e, se veramente si vuol salvare il calcio in questa città, si rifondi tutto e si riparta con la mentalità vincente aliottana.
Che sia terza categoria, Eccellenza, Serie D, Lega Pro, il Messina deve scendere in campo per fare brillare la sua maglia e il suo scudo, solo così potrà ritrovare sempre tutta la sua gente.
Non importa da quale latitudine verrà stretta la mano, ma che tipo di mano sarà.
Intanto la sabbia continua a scendere incurante delle parole, servono i fatti, ma quelli giusti. La Lega Pro è un patrimonio da salvare, ma con i crismi giusti. Altrimenti non sarà ancora vero calcio.