Dalle nostre parti l’ultima nevicata, se così può definirsi, risale all’inizio del 2017, periodo in cui il Messina navigava proprio nella parte bassa della classifica del girone C di terza serie e, per di più, affrontava una crisi societaria che poi ha portato alla cessione forzata a Proto e, conseguentemente, al fallimento.
Ad oggi, invece, nessuna nevicata concreta ma, in ambito calcistico, i fiocchi caduti in autunno successivamente all’unione tra Sciotto e Lo Monaco si sono dissolti evidenziando “buchi” potenzialmente assimilabili a macerie. D’altronde le previsioni estive di tanti sul binomio tra presidente e dirigente, dotati per così dire di caratteri forti, probabilmente erano ancor meno ottimistiche.
Parlare di macerie non è un’esagerazione perché, in aggiunta ad accordi (economici e di durata) discutibili con diversi elementi dell’organico attuale, le dimissioni bis di Lo Monaco, unite a quelle di Argurio, arrivano con un tempismo totalmente inopportuno per diversi motivi, seppur consentano alla società di risparmiare sui rispettivi contratti: la ripresa del campionato è alle porte; a dieci giorni dalla chiusura, il mercato biancoscudato, di per sé molto lento, adesso per forza di cose è bloccato; le concorrenti per la salvezza si sono e si stanno rinforzando; si è perso circa un mese dalle prime dimissioni e, con questo, anche la possibilità di ricostruire staff tecnico e parte di quell’ambiente che la Serie C l’aveva conquistata.
Intendiamoci, rimettere al loro posto diverse pedine protagoniste della vittoria della scorsa Serie D non equivale a una sicura permanenza nel professionismo, ma sicuramente avere gente che lavora per il Messina in grado di formare un gruppo e di far procedere tutti uniti verso un unico obiettivo, a sensazione, è qualcosa che è mancato molto nella seconda parte del 2021.
A Raciti, tecnico preparato che ha saputo restituire serenità a una squadra martoriata, il compito e l’augurio di mantenere la strada imboccata a fine anno scorso. A Sciotto, invece, quello di trovare le chiavi per provare a riparare i danni, considerando che le trattative per la cessione della società, a detta dello stesso patron, si sono arenate di fronte all’inconsistenza economica dei gruppi interessati.
Altresì risulta difficile pensare che la politica, in un momento in cui il sindaco è impegnato a gettare le basi per una candidatura alla presidenza della Regione, possa pensare alla prima società calcistica messinese. L’unica opzione, ma è più una speranza che altro, è che almeno quel minimo di grande imprenditoria locale rimasta possa tendere la mano al Messina prima ancora che a Sciotto, autore di una caterva di errori, ma unico negli ultimi quindici anni col portafogli aperto e col cuore (forse troppo) in bella mostra.
L’obiettivo unico e solo è quello di salvare il professionismo. Poi in estate, covid permettendo, ci sarà tempo per passare la mano o per programmare nel migliore dei modi la stagione che verrà.