Mettere da parte le responsabilità, questa dovrebbe essere la parola d’ordine in seno all’Acr Messina. Ma facciamo una breve verifica di ciò che è stato, prima di vedere come sarà.
La tifoseria aveva chiesto al presidente Sciotto di defilarsi e prendere dei collaboratori competenti per ripartire. Fatto! Accordo con i vertici del Camaro, incarico di Ds a Fabrizio Ferrigno che, proprio nel momento in cui aveva già preso contatti con la maggior parte dei giocatori che avrebbero fatto parte del nuovo Messina, deve abdicare per problemi di salute. Quindi, si dirotta su Antonio Obbedio. La proprietà mette a disposizione un più che sostanzioso budget. Buona organizzazione del ritiro, da livello di serie superiore, ottima presentazione e via.
Il Comandante e gli ufficiali abbandonano la nave per ultimi. Anche se l’etica richiederebbe una presa di coscienza sulla definizione delle soggettive responsabilità e conseguenti
Ripartire da dove si è iniziato. Tutto il gruppo Camaro ha avuto, sin dall’inizio, l’incarico di portare il proprio bagaglio d’esperienza calcistica per dare una logica strutturazione ad una neo-società nata erroneamente in forma amorevole-patriarcale ma che, grazie anche al prodigarsi di Paolo Sciotto, figlio del presidente, voleva rimettersi al passo con gli attuali sistemi di gestione delle “cose pallonare”. Ora, non ce ne voglia il presidente Pietro Sciotto, ma riteniamo giusto e doveroso l’intervento del figlio nel post gara di domenica scorsa, in cui si evidenziava la scarsezza dimostrata in campo dalla compagine biancoscudata (non si possono non sottolineare gli elementari errori di fraseggio quasi da squadra amatoriale), con la conseguente richiesta di rivalutazione delle indennità percepite dai giocatori, in alcuni casi da serie superiore, ma, tornando all’eloquenza marinara, più discutibile non riunirsi, in separata sede, insieme ai propri diretti collaboratori per trovare le migliori soluzioni per salvare la nave e ridare fiducia ai tifosi, a chi, quella maglia, non l’abbandona.