In diversi ambienti ci si chiede perché gli spettatori al “Franco Scoglio” siano pochi e perche’ in altri stadi la situazione sia diversa. Si arriva, quindi, alla conclusione che Messina non può aspirare a categorie superiori.
Niente di più sbagliato e la storia e i fatti parlano chiaro. Solo con un progetto adeguato e con le pedine giuste per comporre un mosaico vincente si può restituire entusiasmo ad una città che non attende altro. Messina, è bene ricordarlo, è la tredicesima città d’Italia e per tradizione è inferiore a poche squadre del meridione.
La passione va animata e solo i risultati portano ad uscire da un tunnel che da anni ha intubato la voglia degli sportivi di tornare al “campo”.
Ad alcuni, forse, potrebbe fare comodo continuare a parlare di una categoria come la serie C, a misura per i biancoscudati.
Niente di più sbagliato, e la dimostrazione lampante è stata la formidabile squadra costruita dal presidente Aliotta e dal direttore Salerno. Il Messina partì dagli inferi per scalare anno dopo anno categorie su categorie, recuperando giornata dopo giornata, appassionati che da tempo avevano riposto le bandiere. Capitan Romano e compagni coadiuvati da uno staff tecnico e una dirigenza competente, riempirono uno stadio che adesso deve essere recuperato.
Sono cambiati i tempi? Non è così. Nel calcio contano programmi, serietà e risultati. Non ci sono scuse.
Che sia questo l’anno buono?
Accontentarsi, senza ambizioni, è la casa degli adagiati.
Ad maiora semper.