Messina-Novelli: Una storia d’amore interrotta
Ormai tutti conoscono, o pensano di conoscere, i dettagli del tentato ritorno di fiamma tra il Messina, in particolare il presidente Sciotto, ed il tecnico che ha guadagnato un piccolo posto nella casella positiva (ovviamente, non ci riferiamo al Covid) della storia calcistica messinese, su questo è stato detto tanto, quasi tutto.
Nel mese di dicembre, con il tracollo della squadra giallorossa che andava toccando il fondo della classifica nel girone C della Serie C, il presidente Sciotto, non sapendo più a quale Santo votarsi, dopo i tentativi di Sasà Sullo e l’estrosità (apoteotica?) di mister Capuano e mentre intorno tuonavano come crepitìo di fulmini le parole del redivivo Milinkovic su consulente e su tecnico del Messina, il presidente – dicevamo – scorrendo la rubrica del suo cellulare si accorse che, sotto il nome: “FORSE” NON MI PIACE MA HA VINTO, si celava ancora il numero telefonico di un certo “Novelli allenatore”, lo chiamò.
Dall’altro capo (una volta si diceva “del filo”, come si dice oggi con i cellulari?) rispose, sempre pacatamente e non sprecando mai parole inutili, un uomo grato, grato di aver avuto l’opportunità di aver costruito (con il presidente ed insieme al management) una squadra, un gruppo di giocatori vincenti (Scoglio li avrebbe soprannominati “I BASTARDI 2”), attorniata solo da semplici tifosi, cioè dal magazziniere al direttore generale, dal segretario ai medici ed operatori del Centro Neurolesi, uniti per un unico scopo. L’ex tecnico (quello che studiava tattica 24 ore su 24 e la trasferiva sul campo ai suoi), all’appello del presidente, rispose: “Presente!” (E così perdeva perfino la terza chiamata di altre squadre). Anche perché era consapevole e riconoscente di aver avuto l’occasione di rendere felice una città nel momento forse più buio della sua vita personale (la perdita di un genitore lascia il segno). La vittoria sportiva e il dolore nella vita, quindi, avevano creato un legame unico tra il tecnico e la città, tra lui ed i giocatori e perfino con le persone che lo avevano assistito nei lunghi mesi che portarono alla promozione. Così, la storia ripartiva, l’amore, mai sopito, era tornato.
Ma come nelle favole, c’era un’unica possibilità (vedi il bacio del principe a Biancaneve o quello alla Bella Addormentata), per risvegliare dal lungo sonno la squadra giallorossa ed arrivare al fatidico “…e vissero felici e contenti”. C’era bisogno di interrompere il malefizio, cacciando la strega con i suoi piccoli mostri e richiamando i sette nani…ops, …scusate, richiamando il management e portando alcuni giocatori di forza (caratteriale) e qualità. Forse, con l’esclusione (voluta dal presidente) di chi, nella scorsa stagione, potrebbe aver visto firmato un accordo con la promessa di un contratto biennale che lo avrebbe legato al Messina in caso di promozione in serie C. Il tempo, però, non era dalla parte del presidente, perchè, come nella favola la bella Cenerentola doveva lasciare il ballo entro mezzanotte, quindi, perchè la Principessa (il Messina) si salvasse, tutto doveva trasformarsi entro il “giorno della Corona” (sarebbe entro il 26 dicembre, giorno di Santo Stefano), per permettere ai Re Magi di iniziare il cammino verso la “salvezza”. Ma, la storia racconta fatti e non è come nelle favole, cioè non sempre l’ultima parola è “… felici e contenti”. Il nuovo feeling non scatta e purtroppo, questa volta, l’ultima parola sarà “contanti”, cioè quelli che il Messina dovrà sborsare per raggiungere l’obiettivo minimo.