Messina. No progetto. No calcio
Inutile dire che il risultato dopo anni di improvvisazione (voluta?), non poteva essere che questo.
Anche nel calcio, non ci stancheremo mai di ripeterlo, bisogna costruire tassello dopo tassello, un progetto che possa garantire futuro e presente.
Il dilettantismo, il vivere alla giornata, non fa parte di chi ambisce a durare nel tempo, lasciando un ricordo indelebile, che sia calcio o altro.
Che in questi anni non fosse calcio, si era capito e più volte rimarcato.
L’unica eccezione, la stagione calcistica che riportò il Messina fra i professionisti, ma quello non fu un caso.
L’ex direttore Angelo Fabiani, quello della serie A, incaricò l’esperto Cocchino D’Eboli coadiuvato dal Dg Pierluigi Di Santo, il segretario Claudio Cammarata ed un gruppo campano, di formare una compagine in grado di vincere il campionato.
Obiettivo centrato al primo tentativo. E l’anno dopo? Con spirito borlottiano, l’intero organico dirigenziale e tecnico venne smantellato.
Al solito, si susseguirono tante voci e vocine. Si disse anche che la società poteva cambiare padrone.
La realtà racconta che si tornò alla normalità o anormalita’?
Adesso non resta che raccogliere i cocci e, stavolta, non sarà questione di categoria: Lega Pro, D o Eccellenza.
Bisognerà ripartire con programmi adeguati ad una piazza e ad una tifoseria che sta dimostrando sino all’ultima giornata di questo drammatico campionato, di non meritare il possibile finale e di possedere un grande cuore e una passione autentica
Queste incredibili annate saranno ricordate con rammarico, stupore e rabbia. Si sono esibiti attori del teatro ottagonale, quasi tutti improvvisati, Alcuni interpretando ruoli diversi.
Tende, tendine, promesse, parole. Giochi, giochetti e alla fine via agli stracci.
Tutti colpevoli o quasi, su di una barca non ancora vuota in mezzo alle onde.