Erano i primi giorni di giugno di tanti anni fa. La scuola era terminata e i ragazzini si preparavano a godersi l’estate con le loro sgargianti biciclette e gli inseparabili stereo portatili.
Il caldo iniziava ad affacciarsi prepotentemente sulla città dello Stretto e fra una canzone di Gianna Nannini e le spiagge che iniziavano a rivivere, c’era ancora il Messina.
Si, il Messina. Il campionato di serie B si era concluso con un verdetto da brividi. L’ACR, per salvare la categoria avrebbe dovuto affrontare sul neutro di Pescara, il Monza. Uno spareggio da dentro o fuori.
La squadra, dopo un inizio scoppiettante, perde pian piano mordente e terreno e sembra destinata alla retrocessione. L’ultima carta si chiama Adriano Buffoni, fine psicologo e uomo abituato alla nebbia.
Ecco lo spareggio. Partono i tifosi sui treni imbandierati il Messina ha bisogno di loro, salgono in alto i cori, il silenzio deve essere sconfitto. Tutti uniti verso un obiettivo, la salvezza!
Il resto è storia, quella storia che deve servire per insegnamento e strada per il futuro.
È il nono minuto e in una giornata di sole, Paolo Doni sale in aria più in alto di tutti, è il gol della vittoria, il grido di chi non si arrende alle avversità.
La partita venne trasmessa su Rai Tre e Messina si fermò per un giorno. Sindaco e presidente della provincia assistettero all’incontro direttamente allo stadio “Adriatico” di Pescara. Grande festa al termine dell’incontro in una Piazza Cairoli gremita.
Vinsero i biancoscudati, ormai dati per spacciati, vinse chi ci credeva e ci crede ancora.
Il Messina è storia e passione. È la gente che guarda il suo mare anche chiudendo gli occhi non potendolo vedere.
Che si vinca anche questa nuova sfida, perché i libri sono composti da pagine e bisogna saperli leggere per continuare ad esserci.