Sarà l’esaltazione di detti e proverbi, già dal titolo si può intuire che, felici per la permanenza del Messina nel professionismo, non è stata certo un’annata esaltante per i colori giallorossi, sia per la gestione societaria che per quella tecnica.
Ma per poter procedere ad una esatta valutazione di tutto il percorso che ha portato a quella che definiamo “una sofferta salvezza”, dovremo fare il paragone con alcuni aspetti degli anni passati.
Il primo tra questi sarà quello con la gestione tecnico-societaria del Messina 2015/16. La società giallorossa veniva dalla retrocessione in D dopo i play out, con la presidenza Lo Monaco e fu rilevata da un gruppo di soci composto da Natale Stracuzzi, Pietro Oliveri, Pietro Gugliotta, Antonino Micali ed, in seguito, Giovanni Di Bartolo.
Il Messina, con a capo il presidente Stracuzzi, potette avvalersi del ripescaggio in conseguenza dell’inchiesta “Dirty Soccer” e, quindi, si ripresentò ai nastri di partenza del campionato di Serie C.
Torneo che andò più che bene, infatti, alla fine il Messina ottenne un buon settimo posto, dopo un brillante inizio, una più che mediocre fase centrale ed un tranquillo finale. Di fatto, in quel Messina militavano giovani di categoria del calibro di Fornito, Padulano, Berardi, affiancati da giocatori di provata esperienza come De Vito, Tavares, Gustavo Vagenin, Barraco, Cocuzza, Palumbo, Burzigotti, Zanini, Giorgione, Baccolo ed, infine, Martinelli , elemento di maggiore spicco avendo già una lunga carriera tra serie C e B, oltre l’esordio in A con l’Empoli.
Ed è qui che nasce il paragone con l’attuale Acr Messina, perchè il compenso contrattuale del forte difensore centrale Martinelli, giocatore più pagato dell’intera rosa, da quanto ci risulta, corrispondeva a circa un terzo di quello percepito da molti giocatori del Messina di quest’anno. Quindi, non si può dire che la gestione economica del club di quest’anno sia stata certo delle migliori.
Un’altro termine di paragone potrebbe essere il Messina dell’era Massimino-Scoglio, ma per non andare troppo lontani nel tempo, anche per rispetto verso i più giovani, prenderemo in esame la società del periodo Aliotta-Franza. Quel Messina scalò le vette dal dilettantismo sino alla massima serie calcistica.
Nel 1997/98 il Messina di Aliotta vince il Campionato Nazionale Dilettanti approdando al Campionato di Serie C2 con Beccaria, Berti, Criaco, De Rosa, Manitta, Pannitteri, Perfetti, Romano, Sansone, Sparacio, Surace, Zottoli, D’Angelo, Guercio. L’anno dopo, sulla base di alcuni di questi, vengono inseriti Accursi, Alberga, Bertoni, Pasquale Catalano, Corona, Corino, De Blasio, Del Nevo, Salvatore Marra, Milana, Riccardo, Giovanni Rossi, Scaringella, Torino, il Messina manca d’un soffio la promozione superato solo dal Catania e perdendo i play-off con la quarta classificata, il Benevento. E così anche negli anni successivi. Nel Campionato 1999/2000 Il Messina ottiene la promozione in serie C1 inserendo in organico Di Fausto, che l’anno prima aveva solo una presenza, Buonocore, Magnani, Obbedio, Pasca, Rubino, Sportillo, Marruocco. Ancora una promozione, quella alla Serie B, grazie ai play off, nel campionato 2000/01, nel Messina arrivano i portieri Cecere ed Aiardi, Bellotti, Bevo, Campolo, Di Meglio, Godeas, Francesco Marra, Portanova e Sullo. Il primo anno di B vede l’arrivo di Coppola, D’Alterio, Gutierrez, Grabbi, Iannuzzi, Molino, Prodan. I giallorossi mantengono la categoria anche per i gol nel finale di Iannuzzi, Sullo e Grabbi. Nel Campionato di serie B 2002/03 ancora una salvezza con i nuovi inserimenti in rosa, con il combattente Ametrano, Amauri, Bellucci, Calaiò, Docente, Giacobbo, Maietta, Princivalli, Vincenzo Silvestri, Said, Storari, Vicari, Zampagna e Zoro. Arriva così il campionato 2003/2004, anno in cui il Messina ritrova la Serie A alla soglia dei 40 anni di distanza dall’ultima volta, la rosa dell’anno prima, viene integrata da Aronica, Di Napoli, Fusco, Gentile, Giampà, Guzman, Parisi, Sosa, Zaniolo. Nel primo anno del Campionato di Serie A, il Messina inserisce ancora nuovi elementi, così accanto ad Ametrano, Aronica, Coppola, D’Alterio, Di Napoli, Fusco, Giampà, Mamede, Rezaei, Storari, Sullo, Zampagna e Zoro, arrivano in giallorosso Amoruso, Mirko Conte, Cristante, D’Agostino, Donati, Eleftheropoulos, Iliev, Rafael, Yanagisawa e Zanchi. Questa rosa costruita nel tempo, al primo anno di Serie A, insieme ad altri giocatori non citati, arrivò ad un favoloso 7° posto dietro solo a Juve, Milan, Inter, Udinese, Sampdoria e Palermo.
Tutto questo a dimostrazione di come nel calcio non s’inventi nulla. Esistono delle regole non scritte, tra queste quella (che crediamo non sia stata cambiata in nessuna squadra ed in nessuna parte del mondo) per cui una squadra vincente fatta di 27 buoni calciatori, ma anche da un gruppo di uomini di carattere, non deve e non può essere totalmente smantellata per ripartire da zero. Giustificando, poi, l’epurazione con l’inganno di “presunte” esagerate richieste economiche da parte dei giocatori o “massoniche” mosse atte a rubare la società alla proprietà. Questo totale cambiamento è stato, certamente, l’iniziale e più grande errore di questa sofferta annata.
Si, perchè, al di là delle diplomatiche parole che, nei giorni passati, sono uscite fuori dai giocatori di questa disgraziata annata verso società, tifoseria, città, quei calciatori arrivati, quasi al suon di fanfare, non hanno dimostrato di essere gruppo, uomini e, tranne qualche eccezione, “non resteranno nella storia di questa città”, a differenza dei loro predecessori.
Eppure, ad inizio d’anno, la tifoseria aveva mandato alla proprietà dei chiari segnali su chi non era ben accetto. I tifosi non chiedevano la luna, ma solo che si desse continuità a quel gruppo vincente, fatto di dirigenti, tecnici e giocatori, magari completando l’organico societario, già stabile, composto da persone (Di Santo, D’Eboli, Cammarata, Novelli, Buttò, Ciardiello, Limone, Russo, i medici e fisioterapisti dell’IRCCS Centro Neurolesi Bonino Pulejo, Cutroneo, Cirino e Mastroeli) dimostratisi professionali e con un solo amore, il Messina.
In definitiva, sarebbe potuto bastare: creare una propria sede, inserire un responsabile marketing, un responsabile per il Settore Giovanile, un dirigente accompagnatore arbitri e qualche manutentore per lo stadio. Ovviamente, oltre a rinforzare la rosa con qualche buon giocatore di categoria e tanti giovani per mirare ai “contributi di Lega per il minutaggio”. Questo, perchè è giusto dare un corretto equilibrio economico alla società e, per questo, è bene dire che nell’anno della promozione, complice la pandemia, l’unico vero introito era stato prodotto dall’Ufficio Stampa (Crisafi-E.Tirrito-Furrer-F.Tirrito) e Comunicazione (Radio Night-F.Costanzo) con l’organizzazione e la vendita delle partite in streaming che aveva fruttato direttamente alle casse della società oltre 20mila euro.
Intanto, “non è detta l’ultima parola”… (continua)