Erano gli anni del Messina dei miracoli, quelli di Franco Scoglio, del “Celeste” colmo di gente che si identificava in una squadra che significava appartenenza e riscatto sociale. Erano gli anni della Fiera, degli arancini di Nunnari e non esisteva ancora il tram per le vie cittadine. Nel Messina, con la maglia numero 4, quando si dovevano recuperare palloni o con la casacca numero 7, quando il super tifoso Schepis suonava la carica, c’era un ragazzo con i capelli ricci, i calzettoni abbassati, corsa e velocità nel suo DNA.
Era Enrico Vendittelli. Un calciatore a volte sottovalutato, in grado di saltare in dribbling gli avversari ed andare al cross con facilità. Caratteristiche che nel calcio di oggi spesso latitano. Enrico adesso vive a Sorrento e ricorda gli anni del Messina con grande emozione.
“Sono arrivato a Messina dalla Nocerina nel 1982. Dovevo andare a giocare in serie B, ma all’ultimo istante saltò tutto e mi chiamarono i miei amici Bellopede e Colaprete, parlarono con mister Ballaro’ e mi dissero di raggiungerli. La squadra era molto forte e veniva da sei vittorie consecutive, c’era grande entusiasmo fra la tifoseria, si veniva da anni di Interregionale. Fu una cavalcata vincente. “
Vendittelli, continua a raccontare il suo passato in giallorosso, come se fosse oggi.
“Dopo la vittoria del campionato, la società cambiò quasi tutta la rosa, furono acquistati calciatori del calibro di Caccia, Repetto, Silva, Rovellini, il povero Ceccarini, ma poi per salvarsi i dirigenti dovettero richiamare noi che eravamo rimasti ai margini. Successivamente ci fu l’avvento di Scoglio e di quella squadra rimasero Caccia e Repetto. Ricordo che arrivammo terzi giocando un gran bel calcio. Fu uno dei migliori tornei. La stagione successiva centrammo la promozione in B, badammo al sodo e fu serie B.
Il libro dei ricordi della serie C, non si chiude ancora.
“Pur con tante vittorie, non erano soltanto rose e fiori, ci furono diversi momenti di tensione. Ad esempio prima della partita contro il Monopoli che vincemmo largamente, io, Bellopede e Caccia facemmo a pugni contro tutto il resto della squadra. Ciò servì per cementare ancora il gruppo. “
E giunse dopo tanti anni l’esordio in cadetteria.
“La squadra era formata da ottimi giocatori, arrivarono Mossini, Paleari, Gobbo e Talevi, purtroppo dovemmo rinunciare a un grande calciatore come Franco Caccia. Malgrado tutto in rosa c’erano Napoli e Schillaci che, successivamente, passarono alla Juventus, Catalano che giocò in A, Mancuso e altri come Bellopede che ebbe richieste dal Bari ed io che potevo passare all’Atalanta. Il professore mi faceva calciare tutti i corner perché sapeva che da fermo potevo piazzare la palla dove volevo. Ancora adesso se calcio sono spesso in grado di centrare la traversa. Anche quell’anno eravamo sospinti da una grande tifoseria e la città intera era al nostro fianco. Ricordo con piacere anche i giornalisti di allora, fra cui Pietro Schepis. “
Vendittelli continua a raccontare.
“Le ultime partite furono l’esperienza più brutta della mia carriera calcistica. Tutto all’improvviso si oscuro’. Il grande Ciccio Currò vedeva il sogno svanire e quando perdevamo neanche ci parlava. Non so cosa accadde, ma ricordo ad esempio che la vigilia della partita contro il Pescara, non dormii tutta la notte perché mia moglie si sentii male. Tante cose influirono. L’ultima gara in campionato, quella contro il Campobasso, offrirono a me ed a un altro collega la somma di trecento milioni di lire. Rifiutammo, il Messina e il calcio non si tradisce mai. Dovevamo perdere in casa. Enrico Vendittelli, sia chiaro per tutti, non si è mai venduto una partita! “
E si passa ai titoli di coda.
“Con la chiusura di quella stagione, arrivammo ai saluti. A decidere fu la società, il presidente Massimino. Mister Scoglio non ci difese, anzi era convinto che alcuni di noi fossimo arrivati al capolinea e così a pagare fummo essenzialmente io e Romolo Rossi. Ma la storia non fini qui. Quell’estate potevo passare al Venezia e mi avrebbe fatto comodo perché in quella città avrebbero potuto prestare migliori cure a mia moglie. Il presidente Massimino si oppose e contrasto’ le mie scelte. “
I ricordi belli superano di gran lunga quelli brutti.
“Io e miei compagni eravamo un’anima sola. Ciccio Curro’ e il dottor Ricciardi rimarranno per sempre nel mio cuore e malgrado tutto, anche il Professore.”
La macchina del tempo ci porta ai giorni nostri.
“Seguo sempre il Messina e trovo assurdo che ci siano due squadre. I messinesi meritano almeno la serie B. Sono tifoso dell’Acr Messina e non ho niente contro l’altra squadra. Quest’anno sembra che le cose si stiano mettendo bene, anche per l’ingresso dei nuovi soci. Non mi spiego perché il Messina in questi anni non si sia affidato a gente che porta la città nel cuore. Mi riferisco a Repetto, Napoli, Orati, o Romano e Parisi. Il Messina e i suoi tifosi sono impagabili. Indimenticabili. “
Enrico Vendittelli, un giocatore che dava tutto in campo, che non scendeva a compromessi e che non smetteva mai di correre, anche se doveva appoggiare la mano al fianco per la fatica. Un grande calciatore del Messina di sempre.