Altra brutta pagina scritta dal Messina, in una stagione iniziata male e che si spera possa virare al più presto.
Dopo la partita di ieri e il secondo tempo contro il Foggia, i presupposti sembrano non sussistere. Soliti errori detti e ridetti, provenienti dal termine della scorsa trionfale stagione e in voga ancora oggi. Il vento sembrava essere cambiato con l’arrivo di alcuni validi calciatori, ma, evidentemente, una rondine non fa primavera.
Anche ieri si è assistito ad una squadra abulica, priva di mordente e con diversi giocatori non all’altezza della situazione.
Difesa impresentabile, con un portiere che spesso ha mostrato i suoi limiti e dei centrali, compreso Carillo che ieri non giocava, affetti da amnesie croniche e svarioni imperdonabili.
Problemi anche in mezzo al campo. Cervellotica la sostituzione bissata su Fofana e il ricorso dall’inizio match a Damian, autore sinora di una stagione negativa e a tratti stranamente nervosa. Il giovane e valente Marginean in panchina, altra chicca.
Da dimenticare anche la prestazione di Balde e i minuti giocati da Simonetti.
È ovvio, quindi, che parte della responsabilità è anche del tecnico Raciti che, sembra aver perso la bussola.
Quali i rimedi? Non sono tanti. Il divario dalla zona salvezza, senza passare dai play out sembra incolmabile, ma non bisogna gettare la spugna e provarci sino al termine di una stagione che dovrà essere esaminata a fondo. Non si possono rovinare nel giro di poche ore, le ottime cose costruite nell’anno che aveva riportato il Messina tra i professionisti. Non si possono classificare i calciatori attraverso dicerie e presenze di pochi secondi. Un calciatore è tale se alle doti tecniche vengono associate doti umane e viceversa.
Il temporale è ancora in atto, rigare dritto e farsi consigliare da chi conosce il calcio sarà essenziale.