A Bari è arrivata la conferma, adesso il Messina pensa solo a giocare a calcio. Certo, questo dovrà essere confermato anche nelle prossime settimane, a partire da sabato prossimo contro il Foggia del “temibile” Zeman (speriamo non voglia vendicare l’esonero subito qui dal figlio). Dicevamo, l’aria è cambiata e, quando diciamo aria, non vuole essere una frase fatta. Ma, vista pure il conforto dato dalla “raccolta” di punti nelle ultime gare si evince che, spesso, il gruppo conta almeno quanto la tecnica e la qualità di una squadra. E, proprio qui a Messina, avevamo vissuto in prima persona la conferma di questa teoria quando, lo scorso anno, un gruppo granitico era arrivato alla vittoria di un difficile campionato contro tutto e contro tutti.
Ed allora, analizziamo il presente partendo dal passato. E’ stato commesso un errore, a detta di tutti, nel momento in cui si è chiuso un ciclo vincente che era appena agli inizi, cacciando tutti i 27 giocatori che a luglio avevano festeggiato la promozione. Mettiamo da parte le promesse non mantenute, ma cosa ancor più grave fu, soprattutto per un’attenta tifoseria, riportare chi, solo pochi anni prima, aveva lasciato Messina maledicendola, dopo aver incassato una “vergognosa” retrocessione siglata attraverso la sconfitta contro una delle squadre antagoniste “più odiate” (sportivamente parlando).
Tornando ad oggi, il risultato del cambiamento, in questi mesi, si è dimostrato disastroso, sia dal punto di vista sportivo, con una squadra senz’anima, figlia di arroganza e giovinezza, che aveva toccato anche il fondo della classifica e il tracollo economico (è quanto sottolineato anche ieri dal presidente Sciotto nel post partita). Morale della favola, tra esoneri di allenatori, dimissioni di consulente, direttore sportivo e pezzi di quel management di cui ancora alcuni fanno parte, nei pochi giorni rimasti prima della chiusura del mercato si è dovuto provvedere ad una decisa sterzata, con l’assunzione di un nuovo direttore sportivo e l’arrivo di tanti giocatori, esperti e giovani, che hanno permesso al terzo tecnico in panca di ricostruire un’ambiente che era ormai rassegnato alla sconfitta. A conferma di quanto sopra, crediamo che, tutt’oggi, ci siano giocatori, pagati, che non meriterebbero di rimanere a Messina.
A questo punto, per usare ancora una frase fatta, “non è tutto oro quel che luccica”. Si, perchè se da un lato i risultati stanno dando ragione a chi ha voluto il cambiamento, prima tentato a dicembre, poi riuscito a gennaio, dall’altro il presidente, croce e delizia di questo Messina, dopo la vittoria a Bari, è stato costretto a lanciare un appello alla città tutta perchè si stringa attorno a questa squadra col fine di mantenere il professionismo, attraverso la presenza allo stadio ma soprattutto attraverso sponsorizzazioni ed aiuti concreti. Aiuti che, però, vengano dalla passione, dall’amore per la città e che non siano dettati solo da interessi personali. Non si pensi di arricchirsi con il calcio, ma ci si convinca che, attraverso questa squadra, anche se in serie C, si possa dare un’ulteriore spinta alla città per risollevarsi.
A noi non resta che sperare che non si commettano più gli errori del passato, che scompaiano certi “consiglieri” ed alcune figure che ruotano sempre attorno al calcio messinese, battendosi il petto per nascondere finalità non sempre cristalline, questo potrebbe contribuire a riportare i messinesi allo stadio.
Dopo cinque mesi di “altro”, è’ arrivato il tempo che il Messina esista per tornare a “giocare a calcio”.