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La voce del tifo: ” No allo stadio!…Totò ci capirà”

A cura di Domenico Abbriano 

C’è un preciso istante in cui conservare i ricordi diventa – per necessità, sia chiaro – l’ultimo legame, l’essenziale perché pezzi della nostra piccola storia di uomini comuni possano continuare ad avere un senso, senza che questo naufraghi miseramente e il distacco diventi irreparabile.

Per molti, troppi, Totò Schillaci ha rappresentato il punto di riferimento di gioventù: per le strade di Sicilia, sui campi polverosi di quartiere, nella immaginazione degli appassionati chini col capo e incollati alle rumorose modulazioni fm; per i più fortunati, nel catino del Giovanni Celeste di Messina.

Nino Martorana, Salvatore La Paglia e Carmelo Pernice, tre tifosi storici del Messina, di quelli che Totò lo hanno visto giocare per sette anni, non un giorno, lo hanno conosciuto nel tempo di gioventù, amato negli spazi di una terra follemente innamorata di un’idea, del trionfo, dei colori, di una maglia, di un picciotto frutto del suo ventre.

Nino: “Non potevo mai immaginare che Totò potesse lasciarci così velocemente. Sprizzava vita, nonostante la malattia di lunga data. La sua scomparsa mi addolora, come per tutti i messinesi che lo hanno conosciuto e amato, sia per ciò che ha fatto con un pallone tra i piedi ma anche umanamente: un bravo ragazzo, umile. Siamo in tanti a piangere davvero”.

Carmelo: “Una notizia che lascia sgomenti perché, non nell’immaginario, ma fattivamente Totò ha rappresentato per anni la rinascita del Messina, quella vera e che, personalmente, mi ha portato a crescere nei campi di tantissima serie C2. Poi, arriva questo ragazzino, insieme ad altri “grandi” e si svolta. Ora, non resta che il dolore, l’emozione, gli occhi lucidi; insieme ricordano un momento importante della tua vita che non vorresti finisse mai”.

Salvatore: “Totò se ne va e con lui la nostra giovinezza, per sempre. Tanti ricordi di un periodo che non rivivremo mai più”.

A proposito di ricordi, ognuno di noi sta cercando di scavare nella memoria per tirar fuori il più possibile.

Nino: “Avevo 23 anni, lui 17. Arrivava dall’Amat Palermo insieme a Carmelo Mancuso. Ce lo siamo ritrovati in campo contro il Banco Roma; improvvisamente Ballarò lo fionda in campo. Cosa ha potuto combinare in campo: volava! Il pubblico subito si è entusiasmato: ha fatto goal, ha fatto segnare e provocato un rigore. Ha fatto tutto lui quel giorno. E’ entrato nel nostro cuore, anche per la giovanissima età, e non ci è più uscito. Ci sono stati momenti in cui realizzava poco ma lasciava sempre il segno sulle partite. Sempre il migliore in campo, mai ha tirato indietro la gamba in un contrasto ed ha giocato pure con un menisco lesionato. Come lo abbiamo conosciuto noi messinesi, né a Torino, né nel resto d’Italia che lo ha scoperto davvero solo durante i mondiali del ‘90”.

Carmelo: “Cavalcata bellissima, partite emozionanti, derby vinti, un ragazzo genuino e un po’ guascone che ti dava soddisfazioni. Tantissime trasferte, viaggi, il Celeste una bolgia stile stadi argentini. A Messina dovremmo, noi adulti, far rivivere tutto questo ai giovani. Quello che ha fatto Schillaci, e noi insieme a lui, non può andare perduto”.

Salvatore: “Penso al suo primo goal con la maglia del Messina, a quegli occhi furbi, alla sua voglia di riuscire con cui ha deliziato noi messinesi, prima del resto d’Italia”.

A Totò sono riconducibili tanti aneddoti.

Nino: “Una volta disse ad un giornalista: <<Sono pienamente d’accordo a metà col mister>> (ride Nino). Oppure, mi viene in mente quando chiesi a Franco Scoglio di mandarci qualche calciatore alle nostre riunioni col club. Lui mi rispose di sì e che sarei dovuto andare io a prenderli a fine allenamento. Invece, quel giorno il mister era furioso e non voleva mandarmi nessuno. Come potevo dire, ai tanti che come me aspettavano di incontrare i calciatori, che non sarebbe venuto nessuno. Mentre andavo via, mi raggiunse nell’anti-stadio proprio Schillaci e, di nascosto a Scoglio, mi rincuorò: <<Nino aspetta, più tardi vengo io>>. Un gesto di bontà che non potrò mai dimenticare. Vennero lui e Alberto Diodicibus”.

“In un’altra occasione – prosegue Nino – mentre io e altri con me ci trovavamo negli spogliatoi per parlare con la squadra, Totò era arrabbiatissimo. Zeman lo aveva fatto fuori dalla formazione che sarebbe dovuta scendere in campo il giorno dopo. In realtà, il boemo si era solo dimenticato di scrivere il suo nome sulla lavagna, ma ormai Totò gliene aveva dette talmente tante che il mister lo aveva dovuto necessariamente escludere dall’undici iniziale. Il giorno della partita, il Messina non riusciva a sbloccare il risultato. Ad un certo punto, stadio pieno, ci si alza tutti in piedi, come fosse arrivato un segnale, e iniziamo a gridare il nome di Totò. Per quindici minuti solo il suo nome; alla fine Totò è entrato, anche se poi non ha segnato”.

Carmelo: “In quel periodo noi tifosi frequentavamo gli spogliatoi e posso confermare quello che hanno raccontato i suoi compagni; Scoglio a tutti dava indicazioni tattiche tranne a lui. Totò doveva giocare come sapeva. Mi piace ricordare questa sregolatezza che portava risultati”.

Salvatore: “Totò veniva spesso nel mio rione. La sua fidanzata dell’epoca frequentava l’istituto Antonello a Gravitelli. Arrivava con un’auto a pezzi e fumo che usciva da ogni dove. Una volta è rimasto a piedi e l’ho scarrozzato con tutto il mezzo fino al viale. Posso dire che mischiava momenti di classica sfrontatezza tipicamente siciliana ad altri di grande timidezza”.

Tra Scoglio e Zeman, quale allenatore lo ha fatto crescere maggiormente?

Nino: “Senza dubbio Scoglio perché lo ha avuto per più tempo. Zeman ha raccolto i frutti. Credo, però, che il secondo sia stato determinante proprio per il fatto di pretendere, mentre il primo lo lasciava libero di fare. Zeman pretendeva che Totò tornasse, difendesse e corresse con i compagni; voleva disciplinarlo. Uno stimolo fondamentale per farsi notare dalla Juve con i suoi ventitré goal”.

“Zeman lo stuzzicava – racconta ancora Nino. Diceva, già nel precampionato, che gli preferiva Mandelli; avrebbe segnato più di lui. Grande psicologia del boemo”.

Carmelo: “Dico entrambi. Scoglio, uomo del Sud, tante volte riusciva ad interpretarlo bene come uomo. Zeman come calciatore; tenendolo fuori, in alcune circostanze, gli fece capire che le regole andavano applicate”.

Salvatore: “Scoglio come uomo mentre Zeman, usando bastone e carota, lo ha spinto verso traguardi importanti”.

Nella stagione ’89-’90 i successi con la Juventus e la convocazione al mondiale. La giornalista messinese Manuela Modica scrive su Il Fatto Quotidiano: “Lo Stretto visse l’estate mondiale più bella della sua vita: ogni successo di Schillaci era pure nostro”.

Nino: “In effetti, ricordo, un concorso di una nota azienda di carburanti per eleggere il miglior calciatore della Nazionale. A Messina ci siamo organizzati per votare tutti Totò e lo abbiamo fatto vincere. Vero, tutta Messina ha partecipato con lui al mondiale”.

Carmelo: “Quell’anno Messina visse il mondiale come vi partecipasse il Messina, non la Nazionale. C’era un coinvolgimento emotivo importante. Vorrei dire a tanti che il calcio è passione, va seguito sempre per il suo valore di aggregatore sociale”.

Salvatore: “In quel mondiale non esordì Totò della Juve ma quello del Messina. Appena passato alla Juve, andai a Palermo per assistere ad un’amichevole organizzata in suo onore e capire che effetto mi avrebbe fatto vederlo con una maglia diversa. Io lo vedevo ancora con la maglia giallorossa cucita, come poi al mondiale. Non potevo immaginarlo con maglie differenti. Eppure, qualcosa da rimproverare a Schillaci un tempo l’avevo trovata; andato via da Messina, parlava solo di Palermo. Col tempo riscoprì il suo amore e legame per la nostra città, iniziando a dichiararlo pubblicamente”.

Questa sera, durante la gara interna con la Casertana, il “Franco Scoglio” renderà omaggio al campione palermitano, figlio di Messina.

Nino: “Non ci saremo fisicamente ma saremo presenti con uno striscione per commemorare Totò. La nostra linea è decisa e dura. Se non va via Sciotto, non torneremo. Ci starebbe bene anche che restasse in minoranza. Sarebbe sufficiente che lasciasse la direzione generale della squadra. Quanto successo con l’under 15 conferma ancor più la nostra scelta. E’ chiaro che se dovessimo vincere otto partite di fila, con buone possibilità di andare in B – molto difficile – torneremmo comunque allo stadio. In ogni caso, in trasferta ci saremo”.

Carmelo: “Come si fa ad entrare allo stadio con una società che fa tutto il contrario di ciò che andrebbe fatto, esattamente l’opposto di quanto fatto negli anni di Totò. Si cercava di avvicinare la gente; oggi, non è così. Onoreremo la memoria di Totò, difendendo il Messina. Si soffre a non entrare ma servono decisioni di peso per guardare avanti. Grazie Totò di aver mai suscitato in me il dubbio se andare o meno allo stadio. Qualcun altro c’è riuscito”.

Salvatore: “I club saranno sicuramente artefici di qualche iniziativa per ricordarlo”.

La foto di Totò in evidenza è di Ciccio Saya

 

 

 

 

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