KUNG FU – Annamaria De Chiara: “Disciplina che rappresenta uno stile di vita”
Con Annamaria De Chiara, maestro di Kung Fu 5° Dyuhn, avvocato esperto in Diritto Sportivo e il primo Maestro donna, in Italia, di Hung Gar famiglia Chiu ed il primo, in Europa, per la danza del Leone lignaggio Chiu Chi Ling, andiamo alla scoperta del Kung Fu, disciplina che per lei rappresenta uno stile di vita, una pratica che va al di là dello sport.
In Cina il Kung Fu è praticato indistintamente da uomini e donne. Come nasce la sua passione verso questa disciplina?
“Quando ho iniziato, erano poche le donne che si avvicinavano a questa disciplina dal retaggio principalmente maschile. Personalmente l’ho vista come una sfida personale”.
Prima del Kung fu aveva praticato qualche altra disciplina? E cosa rappresenta per lei questa disciplina?
“Vengo dal mondo dello sport ed ho cominciato a 6 con il basket. Successivamente sono diventata istruttrice del settore giovanile. Il Kung Fu per me rappresenta uno stile di vita, una pratica che va al di là dello sport. Ecco, questa è una differenza sostanziale che ho riscontrato tra discipline sportive e marziali”.
Nell’immaginario collettivo il mondo marziale è ancora un mondo maschile. Come risponde a questo stereotipo?
“Rispondo che è vero. In Italia, sono poche le donne che riescono a “crescere” ad alti livelli nell’arte marziale tradizionale. Sicuramente rispetto al passato, ci sono più insegnanti donne, ma si fa davvero fatica perchè bisogna avere un carattere molto forte per operare in questo contesto principalmente maschile. Nell’immaginario collettivo si associa la marzialità esclusivamente alla forza fisica, cosa che chi comprende l’essenza della pratica sa che è tutt’altro. Personalmente insegno anche a classi totalmente frequentate da uomini (più grossi di me) e non ho alcun problema in quanto quel che conta sono gli aspetti legati alla conoscenza della disciplina e relativa metodologia di allenamento. I principi alla base del Kung Fu sono appunto l’equilibrio tra le 2 polarità Yin e Yang”.
Nel Kung fu gioca un aspetto fondamentale la ricerca interiore. Qual È il rapporto con il suo io?
“Nella pratica del Kung Fu è previsto un grande lavoro sull’energia interna che si allena praticando il Qi Gong. In maniera molto sintetica, possiamo dire che comprende oltre che esercizi ginnici, anche aspetti legati alla meditazione ed in particolare alla respirazione. Il tutto per prendere coscienza del “qui ed ora”, principio fondamentale che io applico sia nell’arte marziale che quando mi interfaccio con me stessa. Questo mi aiuta molto anche ad affrontare le situazioni quotidiane, anche lavorative (sono avvocato)”.
Quali sono i benefici per coloro che praticano questa disciplina?
“In primis, il Kung Fu ci mette di fronte ai nostri limiti. Il concetto basilare è quello di accettarli e di adoperarsi per superarli. Quindi, sicuramente il praticante comincia a sentirsi più sicuro. Questa sicurezza aumenta, inoltre, perché comincia ad utilizzare gli aspetti più profondi della coscienza motoria e chiaramente anche l’aspetto marziale conferisce una maggiore gestione delle situazioni. Parliamo di una disciplina olistica per cui come detto, oltre che sul fisico si lavora molto anche sulla mente e sullo spirito. In particolare, si riscontra un’ottima gestione dello stress”.
Per cosa si caratterizza il Kung Fu? E’ utile anche come difesa personale?
“Il Kung Fu nasce come difesa personale. Nei secoli si è poi evoluto, integrando anche gli altri aspetti di cui sopra. Resta un’arte marziale a tutti gli effetti e quindi con la sua efficacia anche in situazioni reali. Il Kung Fu va considerato nel suo complesso e cioè come disciplina olistica che lavora a 360°. Se si cerca “solo” la Difesa Personale, bisogna orientarsi verso altre pratiche. Quindi se dovessi sintetizzare con un termine caratterizzante, direi che il Kung Fu è equilibrio”.
Come si diventa istruttori e quali sono le armi che più si usano?
“A differenza di altri contesti sportivi, nel Kung Fu Tradizionale non è possibile diventare insegnanti frequentando dei corsi senza avere prima una pratica certificata di diversi anni. La progressione tecnica di insegnamento è strutturata nelle seguenti qualifiche: Allenatore, Istruttore e Maestro. I corsi sono accessibili agli allievi che abbiano conseguito almeno la cintura nera 1° Duan con diversi requisiti in base al tipo di qualifica. I candidati devono studiare sia la parte teorica (metodologia dell’allenamento, fisiologia, primo soccorso, etc.) sia la parte tecnica che viene valutata in sede di esame finale. Nel nostro sistema utilizziamo parecchie armi. Queste alcune delle principali: Bastone, Sciabola, Lancia, Alabarda, Coltelli a farfalla, Spada, Forcone e Catene. L’arma viene vista come un mezzo per sviluppare determinate qualità sia fisiche che mentali”.
Qual’è la diffusione tra le donne di questa disciplina?
“Nei miei corsi c’è molta affluenza di bambine e giovani ragazze. Poi come detto, purtroppo, sono poche quelle che arrivano a qualificarsi come insegnanti. Questo avviene per diversi motivi, principalmente culturali. Quello che ho ravvisato è che soprattutto in età adolescenziale/universitaria, le ragazze tendono ad abbandonare la pratica (burn out) per motivi legati allo studio. Attualmente, come donna, detengo il grado più alto in Italia per il Kung Fu Hung Gar come Maestro cintura nera quinto Duan, con l’augurio di avere in futuro tante colleghe”.
Quali i progetti futuri?
“Oltre che le attività in palestra, sono molte quelle che si svolgono a livello di Seminari, Gare, Manifestazioni, Esibizioni, etc. Il calendario è molto fitto sia a livello nazionale che internazionale. La mia più grande scommessa è stata quella di creare un solido settore giovanile per il quale ogni anno organizzo un Trofeo di Kung Fu che vede la partecipazione di circa 150 atleti provenienti dai vari corsi istituzionali della mia Accademia Hak Fu Jow (artiglio della tigre nera)”.
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