50 anni di Arti Marziali e non sentirli. Era il lontano 1971, quando Ignazio Bonadonna, oggi per tutti, Ibo, Resp. Nazionale della WKKO (World Kenpokai-Kan Karate Organization), mosse i primi passi nel mondo delle Arti Marziali, cominciando lo studio del Karate, a soli 4 anni, con il nonno paterno, suo omonimo, prematuramente scomparso nel 1976, che gli lasciò in eredità la grande passione per il Karate, la cui pratica, mai interrotta, lo ha accompagnato fino ad oggi, unitamente ad una breve (si fa per dire) pratica di Judo di circa un decennio, che ha segnato ed influenzato profondamente la sua visione delle Arti Marziali in generale e del Karate in particolare, grazie anche a grandi Maestri, giapponesi e non solo, con i quali Ibo ha potuto studiare, apprendere ed insegnare.
“La pratica delle Arti Marziali, quali cammino di vita, lungo i valori che formano la persona. Più che una semplice attività fisica, più che una semplice attività sportiva, ma un percorso che mira a formare l’individuo, attraverso valori che gli permettono di crescere, son soltanto fisicamente, ma anche e soprattutto, spiritualmente, grazie ad una visione ad ampio spettro che mira a rafforzare, attraverso la pratica costante, i valori della vita, spesso dimenticati, talvolta mai imparati. Il Karate non si pratica solo all’interno del Dojo, ma nel quotidiano, perché il Karate, è per la vita ed una vita non basta ad apprendere tutto, perfettamente e fino all’ultimo giorno di vita, si può apprendere ed aumentare la conoscenza”, la motivazione con cui gli è stato conferito il riconoscimento.