Giovanna Intelisano e il Karate: “Mi ha aiutato a credere in me stessa”
Riportiamo intervista integrale rilasciata a Giovanna Intelisano, cintura nera II dan di Karate che si è avvicinata a questa disciplina grazie alla famiglia e l’ha aiutata molto a credere in se stessa e superare i propri limiti.
Cintura nera II Dan, Giovanna Intelisano si avvicina al Karate grazie alla famiglia, in che modo la disciplina l’ha aiutata a superare i suoi limiti?
“Il karate mi ha aiutata a credere di più in me stessa e alle mie capacità. Sono sempre stata una bambina molto chiusa, ma il karate mi ha aiutata ad aprirmi di più.”
Da quando ha iniziato a praticare ad oggi, in che modo questa disciplina è cambiata?
“Questa disciplina si è sportivizzata tanto, ho sempre praticato un karate da tradizionalista, ma vedo soprattutto nei social un karate che è solo sport senza alcun principio marziale. Secondo me, se una persona vuole praticare lo sportivo (perché è una decisione che spetta al praticante) deve anche conoscere i principi del karate per come è stato coniato. Che non ha nulla a che fare con lo sport. Dopodiché può tranquillamente decidere cosa fare”.
Questa disciplina porta tantissimi benefici al corpo. Ne può dire alcuni e cosa rappresenta per Lei la cintura nera?
“Il karate porta benefici a 360 gradi. È essenziale per migliorare gli schemi motori di base. Per dirne alcune la coordinazione del corpo, la forza, la velocità e la stabilità.
La cintura nera rappresenta per me un inizio. Non è mai la fine. È come prendere il diploma a scuola e avviarsi alla specialistica o al lavoro. Non si finisce mai di praticare il karate, anzi, con umiltà bisogna sempre imparare da chi ne sa più di noi”.
Prima della nera c’è una cintura più importante che per Lei ha un significato particolare?
“Sicuramente la cintura marrone. È stato per me l’inizio di una pratica più approfondita e presa più seriamente rispetto alle cinture colorate. Mi ha fatto pensare di aver raggiunto il mio piccolo obiettivo che aspettavo da tempo. Ho raggiunto la cintura marrone dopo parecchi anni di pratica”.
Come si diventa cintura nera e come si svolge un allenamento tipo? In che modo le dita delle mani e piedi, se allenati bene, possono diventare armi da difesa?
“Ogni scuola è a sé. Ci sono scuole che danno la cintura nera semplicemente per fare le gare, anche se non è raggiunta realmente una competenza. Io che ho praticato dall’inizio il tradizionale ho raggiunto la nera quando tecnicamente ero pronta. Forza, velocità, stabilità, Ma soprattutto livello spirituale. Ho raggiunto la nera attuando il Tameshiwari. La rottura del mattone di 3 cm. Gli arti sono delle vere e proprie armi e vengono allenate grazie ad allenamenti mirati, tanta pazienza e resilienza”.
Il Karate è per tutti? Cosa ha rappresentato e cosa rappresenta per Lei il maestro Tosto?
“Secondo me il karate non è per tutti. Durante questi anni ho potuto vedere tanti ragazzini che iniziavano a praticare, ma riuscivo a capire chi era portato e chi meno. Innanzitutto bisogna avere passione. Se non c’è passione si vede subito. Raggiungevano gradi più alti, ma era palese che lo facevano tanto per far contenti i genitori oppure che facevano allo stesso tempo altri sport. Il karate bisogna amarlo e chi lo ama si vede subito. Il maestro Tosto è per me una figura essenziale nella mia vita. Mi ha fatto conoscere un karate che quasi nessuno più insegna. Mi ha aperto un mondo per i miei insegnamenti futuri che cercherò di tramandare alle persone che vogliono praticare insieme a me”.
Il Karate tradizionale da quello sportivo, in cosa si differenzia?
“Sono due modi completamente opposti di praticare il karate. Hanno tantissimi punti in comune come la tecnica, kata, kumite e kihon, ma il principio spirituale è completamente opposto. Spiegando brevemente il karate sportivo è utilizzato per chi fa le competizioni a livello sportivo. Il tradizionale si fa per se stessi, migliorare per se stessi e sapersi difendere nella vita reale, che è ben diverso dalla competizione sportiva. Nella vita reale non ci sono punti e arbitri. Ci si allena con la concezione di combattimento reale. Infatti le posizioni sono più alte e naturali, diverse da un kumite sportivo. Però non giudico assolutamente chi lo pratica”.
Lei usa molto i canali social per promuovere questa disciplina. Quale il messaggio che vuol dare alle cinture principianti?
“Il mio messaggio è di non mollare. Imparare dai maestri, leggere libri sulla storia del karate, i principi di questa disciplina. Seguire il proprio maestro e fare sì che ogni lezione sia un modo per imparare qualcosa in più. Consiglio anche di fare tanta amicizia con i compagni e allenarsi insieme anche al di fuori della normale lezione e condividere insieme questo percorso”.
Quanto i social sono importanti anche nella divulgazione della disciplina? Lo consiglia come forma di difesa personale?
“Lo consiglio soprattutto per le bambine e le donne. Oggigiorno si sente di tutto. Femminicidi, violenze e tante altre cose. Secondo me il karate praticato come difesa personale è la base per ogni piccola donna. Se può servire per difendersi dalla gente violenta, dovrebbero praticarlo tutte!”.
Anche se si sente parlare in questi sport di infortuni in maniera minore rispetto ad altri, quali sono gli infortuni a cui si va incontro praticando questi sport?
“Gli infortuni possono capitare sempre, nel karate sportivo che tradizionale. Possono capitare vari infortuni come ad esempio cadere a terra in modo errato per evitare fratture dovute ad un modo sbagliato di cadere, oppure nelle gare possono capitare pugni o calci che vanno a colpire il naso o i denti (anche con il paradenti). In generale a lungo andare può causare problemi alle ginocchia, infiammazione dei tendini, dolori alle anche causati da un allenamento a freddo oppure stiramenti o strappi muscolari che possono essere prevenuti dallo stretching. Bisogna sempre prevenire e curare il nostro corpo allenandolo nel modo giusto e capire quando è ora di terminare l’allenamento per problematiche più gravi. Ci sarebbe molto da parlare in realtà”.
Parlando del futuro quali i suoi obiettivi?
“Il mio obiettivo è sicuramente quello di progredire e continuare ad imparare dai maestri e allo stesso tempo insegnare agli altri ciò che io ho imparato da loro”
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