FOCUS – Acr Messina: il futuro? Imparare dal passato e dai vincenti
Il batti e ribatti tra l’intervista rilasciata alla Gazzetta del Sud dall’ex presidente Pietro Franza, che tra l’altro ribadiva un concetto già espresso in passato, riguardo un aiuto e non un coinvolgimento interno alla maggiore società calcistica (cit. “sarò sempre pronto a sostenere la squadra di calcio della mia città, aprendo alla possibilità che nuovi imprenditori possano interessarsi al club”), e le “incisive ed irritate” risposte dell’attuale vice presidente Matteo Sciotto e quanto espresso nel comunicato dell’Acr Messina, sui social ha scatenato una guerra verbale già vista in parte negli anni precedenti.
Si, perchè queste divisioni sembrano essere ormai una consuetudine del clima creatosi negli ultimi 10 anni, prima con la presidenza Stracuzzi (comunque di breve durata), poi con quella della presidenza Sciotto che ha avuto solo la piccola pausa nell’arco temporale del Campionato di Serie D 2020/2021 quando si ottenne la promozione alla LegaPro (forse anche per merito dei consigli di un altro ex Dg Angelo Fabiani) con l’arrivo
nella città dello Stretto del Dg Di Santo, del Ds D’Eboli , del segretario Cammarata e del tecnico Novelli.
Ma perchè queste divisioni? Sono solo colpa dei social? Certo, i social hanno ineluttabilmente complicato la vita sociale con il loro eco sproporzionato a differenza di quanto succedeva nel passato quando di calcio si parlava solo nei bar o al massimo negli uffici con una platea ovviamente più ristretta. Per questo motivo, potrebbe sembrare inopportuno fare una comparazione con il Messina del periodo iniziato nel 1997 con l’era del presidente Aliotta e terminata nel 2008 con la presidenza Franza, perchè a quel tempo i social non avevano ancora globalizzato l’informazione.
Prendere quel periodo sarebbe facile per fare un raffronto: organizzazione costruita negli anni con l’apporto di professionisti (come Salerno, Carabellò, La Rosa, Fabiani, Ruisi, Cuoghi, Florimbi fino a Mutti), Settore Giovanile e Scuole Calcio in città, in provincia ed in altre parti d’Italia (con il Professor Luvarà, Cucinotta, Buttò, l’ex portiere Simoni, ecc.), obiettivi chiari (lottare per vincere), Sede Sociale e, non meno importante, una tifoseria che trovava unità e tutti i media che spingevano in un’unica direzione coinvolgendo città e provincia.
Ma se dovessimo fare un esempio di una vincente realtà cittadina dei giorni nostri, saremmo costretti a cambiare sport: il tennis con il Ctv Messina, il tennistavolo con la Top Spin Messina (queste due vincenti dello Scudetto Nazionale) e la pallavolo. Ecco proprio quest’ultimo sport, in questo momento, ci da l’opportunità di fare un raffronto. Certo, parliamo di quello che potrebbe essere definito uno “sport minore”, il Volley, seguito certamente meno del calcio e proprio per questo, forse, con maggiori difficoltà perchè facendo capo a meno tifosi richiama anche meno sponsor disposti ad investire per la loro pubblicità. Eppure, se andassimo a vedere la crescita dell’Akademia Città di Messina del presidente Costantino, potremmo fare una similitudine con quello che fu il Messina di Aliotta.
Un’escalation vincente, una organizzazione di primo piano, giocatrici sempre più di prestigio e ben remunerate, settore giovanile, comunicazione, fino ad arrivare alla Semifinale Play-Off Promozione per l’accesso all’Olimpo della Serie A1, tra mille difficoltà, lunghi viaggi e la ricerca di un campo che fosse in regola per la Lega Pallavolo. Quest’anno l’Akademia Messina ha già programmato, contattando le nuove atlete già a marzo e chiudendo adesso con loro i contratti per tentare il salto di categoria. Ci riuscirà? Nessuno può saperlo, ma ci tenterà e, se riuscisse, sarebbe l’unica città al Sud a vedere il Volley al massimo livello.
Ma torniamo al calcio. Il Ds Fabrizio Ferrigno (tra i migliori di questi 10 anni travagliati oltre il vincente D’Eboli, ottimi talent-scout) diceva sempre: “gli Under, importanti per il loro utilizzo obbligatorio, vanno scelti e contattati nel periodo precedente alla fine del campionato, perchè dopo troverai solo le seconde e terze scelte, gli scartini”. Questo dovrebbe essere un mantra per una società ed un direttore sportivo ma da noi questo modo professionale di gestione sembra essere diventata un’utopia. Anche perchè, magari, mentre si discute (forse), come negli ultimi 7 anni, se confermare Ds o allenatore, “segretamente” si trattano i possibili sostituti ed…il tempo passa. E gli Over? Per loro si deve considerare che, intanto, il passaparola tra i giocatori fa si che Messina non sia più una piazza ambita. La stessa gestione societaria sembra dare segnali d’improvvisazione e, comunque, perde quanto fatto di buono con i continui cambi degli attori principali. Tutto questo relega il calcio a sport di fastidioso chiacchiericcio da social e di improvvisati cantori “pallonari”.
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