Lo ha detto a PalermoToday il presidente del comitato regionale Lnd Santino Lo Presti. “Servono interventi economici ad hoc, altrimenti sarà difficile ripartire”. Nell’ultimo decennio ecatombe di società nell’Isola (-120): il Covid-19 potrebbe aggravare la crisi.
Basterebbe pensare per un solo momento a tre stadi Olimpici pieni all’inverosimile per immaginare l’impatto nefasto che potrebbe avere il Coronavirus sul calcio dilettantistico italiano. Al risveglio dall’incubo Covid-19, migliaia di ragazzi rischiano di non correre più dietro un sogno chiamato “pallone”.
Non stiamo parlando del calcio di prima fascia – quello dei milioni, delle plusvalenze e dei diritti televisivi – ma di un mondo fatto di campi di periferia, spelacchiati o in terra battuta. Di un mondo che arranca, già “strozzato” dalla crisi economica dell’ultimo decennio, che comunque è riscito a rimanere a galla grazie all’impegno, la genuinità e la passione di dirigenti e calciatori (circa 680 mila) che attualmente risultano essere tesserati con una società di calcio dilettantistica.
A causa del Coronavirus, però, più del 30% del calcio dilettantistico nazionale potrebbe seriamente di scomparire. E’ quanto emerge da uno studio della Lega nazionale dilettanti, ripreso quest’oggi sulle pagine de La Repubblica. Le ricadute sarebbero enormi anche in Sicilia, come dice il presidente del comitato regionale Santino Lo Presti a PalermoToday: “Il nostro era già un calcio con tanti problemi, avremo serie difficoltà a ripartire”.
E di quel 30% di società che un domani rischia seriamente di scomparire, di quei 200 mila ragazzi che potrebbero non proseguire l’attività, molti purtroppo potrebbero avere un forte accento siculo. Un effetto domino che rischia di provocare ulteriori ripercussioni nell’Isola, dove già negli ultimi dieci anni oltre 120 società dilettantistiche hanno finito l’ossigeno per via della crisi economica. Una vera e propria ecatombe che ha in parte soffocato le speranze di quel calcio “pane e salame” tanto amato e seguito in tutta l’Isola.
“Già la situazione non era facile – spiega Lo Presti -. L’intervento della Lega nazionali dilettanti e del presidente Sibilia ci ha dato la possibilità di consentire qualche tolleranza in più nei pagamenti, in quanto il Consiglio di fatto ci autorizzava a dilatarli per via di una crisi che in Sicilia morde più che altrove. A maggior ragione oggi. Perché non vi è alcun dubbio che quelle poche risorse che le società riuscivano ad accaparrarsi domani potrebbero non materializzarsi più. I 200 mila ragazzi che non potranno più praticare attività sportive saranno un grave danno per tutta la società. E non intendo dal punto di vista economico. Non dimentichiamoci – continua il numero uno della Lnd Sicilia – in quanti paesi il calcio viene ancora visto come un elemento d’appartenenza, di socializzazione e di valori, per non parlare di tutti quei ragazzi che grazie allo sport, al calcio, vengono allontanati dalla strada e dalla mala vita. Cosa accadrà? Per le squadre dilettantistiche sarebbe opportuno che lo stato facesse un intervento ad hoc perchè altrimenti penso che del 30% di cui si parla, al Sud, ma soprattutto in Sicilia, potrebbe anche superare il 50%”.
Ma non è tutto. La scomparsa di una buona fetta di squadre diletantistiche potrebbe provocare un buco nelle casse dello Stato italiano di centinaia di milioni di euro: somme certificate anche da un algoritmo elaborato da Federcalcio e Uefa, secondo cui l’attività dilettantistica genererebbe all’economia del Paese circa 2,1 miliardi l’anno, tra consumi delle società, interventi nell’impiantistica e creazione di occupazione. Così alla fine la Lega dilettanti, nel prospetto presentato alla Figc e poi discusso in compagnia delle altre Leghe, ha chiesto un contributo pubblico di 12,5 milioni.
“Partiamo dal presupposto – conclude Lo Presti – che nelle crisi chi viene maggiormente aggredito è sempre la parte debole. E non c’è dubbio che il calcio dilettantistico in Sicilia al momento rappresenti un anello debole di questa galassia. Noi non partiamo da uno stato di normalità, per cui mi auguro che le risorse di cui si parla al momento verranno successivamente distribuite tenendo in considerazione l’attuale, e precedente, situazione del calcio nel territorio siciliano”.
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