Due immagini, due facce e due risvolti della stessa medaglia: gente ammassata, mascherine abbassate o inesistenti e ciò che ormai abbiamo imparato a riconoscere come assembramento eppure trattate mediaticamente in maniera differente. Da un lato “Messina non rinuncia al rito della benedizione” dall’altro “Ragazzi in barba alle misure anticovid“. Tuttavia non si possono definire la stessa cosa, l’uno è un assembramento di puro svago e divertimento mentre l’altro è un assembramento in funzione di un esercizio di un credo religioso ma entrambe asseriscono ad un comune appagamento di bisogni che sia di svago e di fede.
Spesso ci si appiglia e si mettono sotto la lente di ingrandimento i comportamenti dei giovani perchè questa città ma ancor di più questo paese, è abituata a trattare i giovani come “figli senza un Dio”, gente senza senno che non rispetta le regole e che anzi prova il gusto di trasgredirle a causa dei quali, come successo in ormai un anno di Lockdown vengono presi provvedimenti. Giovani, si disse, erano gli sciatori a causa dei quali si finì in lockdown, giovani erano i festaioli di questa estate a causa di cui si è avuto un aumento dei contagi; giovani i ragazzi delle scampagnate e giovani adesso gli assembrati a Capo Peloro, ma siamo sicuri che siano tutti giovani? Può la possibilità di avere dei social e il mostrarsi far passare che solo i giovani vanno a sciare o in campagna o in vacanza d’estate? Ha senso tentare di educare questi giovani con delle restrizioni che colpiscono tutta la città?
Basta soffermarsi sulla seconda foto per rispondere a questa domanda perchè ahimè non sono solo i giovani a fare tutto questo e a non rispettare le regole ma sempre dalla seconda foto deriva un grande insegnamento: la normalità è possibile. Chi scrive è un frequentatore di Chiesa e di funzioni religiose, un cattolico praticamente che sa benissimo ed in prima persona ha partecipato le funzioni fatte di membri del coro senza mascherina, fatte di Preti che non usano la mascherina e di fedeli (per lo più anziani) senza mascherina che partecipano alle funzioni seppur in condizioni di salute precarie e senza il rispetto delle distanze poichè, non vanno biasimati, il bisogno di curare lo spirito vale tanto quanto quello della socialità.
E allora cosa ci insegna la seconda immagine? La seconda immagine ci insegna che gli assembramenti non vanno condannati, ci insegna che proseguire la vita di tutti i giorni è possibile, ci insegna che gli anziani sbagliano tanto quanto i giovani e ci insegna che basta soltanto educare i cittadini cosi come la Chiesa ha scelto con coraggio di andare avanti educando i propri fedeli e che, come ad ogni parrocchia ci sono i volontari addetti al controllo, basterebbe presidiare e controllare meglio. Non serve a nulla chiudere e non serve, tantomeno, inveire contro i giovani perchè sbagliamo tutti dai bambini in cortile senza mascherina (perchè sono bambini poverini devono respirare) al giovane, dall’adulto all’anziano che non usa correttamente la mascherina (perchè poverino è anziano e non riesce a respirare bene)
Fonte foto: Gazzetta del Sud