Città Metropolitana di Messina. “Che aria tira in città? Come realizzare progetti per il monitoraggio dell’inquinamento”
“Che aria tira in città? Come realizzare progetti per il monitoraggio dell’inquinamento” Terzo laboratorio della Agenda per lo sviluppo sostenibile della Città Metropolitana.
La problematica della qualità dell’aria e della difesa della salute dei cittadini è un tema sempre più rilevante per le città, in Europa e nel resto del mondo, che si inserisce in un quadro di straordinaria sensibilità verso quelle problematiche ambientali che, nei mesi scorsi, sono state al centro dei colloqui del vertice dei capi di Stato e di Governo del G20 di Roma e della conferenza COP26 sul clima di Glasgow che, pur nei limiti dei risultati ottenuti, certamente modesti, testimoniano comunque una rinnovata attenzione al problema.
In tale contesto, il laboratorio, realizzato con l’assistenza tecnica della TPS PRO, cui hanno partecipato, in teleconferenza, Istituzioni del territorio metropolitano, Enti, associazioni ambientaliste e cittadini, ha inteso dare un piccolo stimolo per immaginare un possibile contributo attivo al monitoraggio dell’inquinamento e alla promozione di modelli sostenibili per la città del futuro.
Dopo i saluti di Lucio Rubini Amministratore della TPS Pro, è intervenuto Paolo Barbato della sturtup Wiseair che ha presentato la “vision” di una realtà imprenditoriale giovane, innovativa e pluripremiata nata nel 2018 da un progetto universitario di un gruppo di cinque ragazzi poco più che ventenni, formatosi durante un corso della School of Entrepreneurship and Innovation della Fondazione Agnelli.
I giovani, ingegneri e designer del Politecnico di Milano, sono accomunati dalla voglia di fare qualcosa di concreto per migliorare la qualità dell’aria e la vivibilità di Milano: chi vive in città è costretto ad affrontare ogni giorno il problema dell’inquinamento e sa che le buone abitudini, come ad esempio andare a lavoro in bicicletta, rischiano di diventare motivo di preoccupazione.
A partire da queste e altre considerazioni, i cinque studenti si mettono in team per cercare di trovare soluzioni innovative ed efficaci volte a contrastare l’inquinamento atmosferico.
Wiseair non nasce dal tipico approccio metodologico di una start up: partire da un problema e trovare la miglior soluzione possibile. Il progetto ha origine da un percorso all’inverso, come avviene spesso in ambito accademico: data una tecnologia, l’energy harvesting (energia racimolata), viene chiesto a noi e ad altri studenti di trovare un ambito applicativo».
In questo caso, l’applicazione scelta, è il monitoraggio e la mappatura quotidiana e capillare dell’aria nell’ambiente urbano. Per farlo, spiega il fondatore di Wiseair, occorrono molti sensori, costantemente attivi, sparsi su tutto il territorio.
«L’energy harvesting attiene alla capacità di raccogliere energia dall’ambiente o dallo stesso sistema oggetto dell’applicazione» ci spiega. Il primo prototipo che Wiseair realizza è basato su un sistema bioelettrochimico che utilizza elettrodi per estrarre energia direttamente dalla pianta e autoalimentare la batteria del sensore di misurazione dell’aria.
Mano a mano che gli ingegneri entrano nel vivo del progetto, si rendono conto però che questo sistema non è adatto a garantire un numero elevato e costante di misurazioni, quelle di cui loro necessitano. Per questo motivo, spinti anche dalla sollecitazione del mercato, decidono di passare all’utilizzo di pannelli fotovoltaici, stravolgendo di fatto quello che è il progetto iniziale, ma continuando a mantenere il prodotto autonomo.
Oggi Arianna è un vaso IoT (Internet of things – internet delle cose) in ceramica, dal design moderno, dotato di un sensore ottico in grado di rilevare la concentrazione di PM2,5 e PM10, i due inquinanti più nocivi presenti nell’aria che respiriamo. Il vaso non ha bisogno di batteria né di cavi, in quanto è alimentato da piccoli pannelli fotovoltaici presenti all’interno del vaso. I dati raccolti dal sensore vengono poi fruiti dagli utenti interessati attraverso un’app gratuita sviluppata ad hoc dal team.
E’ quindi intervenuto l’Ing. Cacciola, responsabile dell’Ufficio Qualità dell’aria che ha raccontato delle centraline per la rilevazione degli inquinanti, installate dalla Provincia e presenti sia in città sia nella zona industriale di Giammoro, ed ora gestite dall’ARPA regionale.
In conclusione si è appurato che un progetto di monitoraggio della qualità dell’aria in città si potrà realizzare solo con la sinergia tra istituzioni ed associazioni già interessate al rilevamento dei dati.
Ha concluso i lavori il dott. Carmelo Casano, referente tecnico del progetto, che dopo avere ringraziato i partecipanti ha dato appuntamento al quarto laboratorio “Meno plastica a scuola: come ridurre le plastiche monouso all’interno degli edifici scolastici” che si terrà giovedì 16 dicembre dalle ore 12.00 alle 13.
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