Calcio Memorie | Susic: “Un onore avere indossato la casacca del Messina”
Giovane di belle speranze, ultima stagione all’Udinese, Massimo Susic arrivò in prestito dal Parma nella stagione calcistica 1987/88, difensore centrale con la maglia del Messina inanellò 24 presenze e una rete, risultando fra le migliori promesse della serie B.
Susic adesso vive a Treviso e ricorda l’annata sullo Stretto con nostalgia.
Arrivai a Messina che avevo solo venti anni e varcai lo Stretto per caso. Durante il calciomercato stavo quasi per essere ceduto in prestito ad un’altra società, ma il mio direttore sportivo mi disse che anche il Messina era interessato a me e che secondo lui dovevo accettare l’offerta. Firmai per i giallorossi.
Quando arrivai in Sicilia mi accorsi che tante cose erano diverse. Il profumo del mare e il sole quasi sempre presente. Le prime tre settimane furono difficili, ero lontano dalla mia famiglia, ma comunque la sera mi ritrovavo con Guido Di Fabio, Gobbo e Paleari. Ricordo con piacere anche Petitti che, se non erro si fidanzò con una ragazza del posto che possedeva un ristorante dove diverse volte andavamo a mangiare.
Rotto il ghiaccio, mi innamorai di Messina, una città bella e con un clima magnifico. Dissi alla mia fidanzata, che poi divenne mia moglie di seguirmi e iniziai a vivere la città.
A Messina trovasti mister Scoglio e una società che l’anno prima aveva sfiorato la promozione in serie A…
La squadra che trovai era costruita molto bene. C’era un grande mister, Franco Scoglio. Era un tecnico di grande carisma e sui generis e molti suoi colleghi negli anni seguenti copiarono i metodi del “Professore”.
Gli schemi sui calci piazzati erano il suo forte e a batterli magistralmente c’era un grande calciatore, Peppe Catalano che con i suoi piedi poteva fare quello che voleva. Poi ricordo anche De Patre che aveva un sinistro magico, ma il mister non lo vedeva proprio. Stessa cosa per Belardinelli, un giovane difensore proveniente dalla Roma e che era in servizio di leva. Lo incontrai parecchi anni dopo, durante una partita dei Giovanissimi dove giocava il figlio. Non mi ricordavo di lui, fu proprio Belardinelli a rammentarmi che quell’anno faceva parte della rosa. Anche Pierleoni con le qualità che aveva giocò poco.
Tornando a mister Scoglio devo dire che era unico. Ricordo le sue sedute tattiche, spiegava tutto alla perfezione sino al centrocampo, poi diceva di dare la palla a Totò Schillaci che avrebbe risolto il problema. Ed era proprio così! Schillaci era già un campione.
Ti sei trovato bene in quel gruppo?
Direi benissimo. Non c’erano teste calde e quell’anno arrivammo in tanti: io, Doni, Da Mommio, Di Fabio, Pierleoni, Manari, Cardelli. Nel mercato di riparazione arrivarono anche De Simone, Di Chiara e Cuccovillo.
E i tifosi?
Loro erano realmente il dodicesimo uomo in campo e indossare la casacca del Messina per me è stato un grande onore. Quando indossi quella maglia sei al centro del mondo. E poi uscire dal tunnel del “Celeste”!
Un’emozione che non ho mai provato da nessuna parte. L’urlo della tifoseria, qualcosa che ti resta dentro. Avevamo il terreno di gioco quasi attaccato agli spalti ed era fantastico. Quando terminava la partita non eravamo mai stanchi, eravamo in campo e volavamo con i tifosi. Ricordo che terminammo il campionato in una buona posizione di classifica, dando il massimo dall’inizio alla fine. Alle spalle avevamo anche una buona società, ogni fine mese andavamo nell’ufficio sotto la gradinata e venivamo regolarmente retribuiti.
In casa eravate fortissimi…
Vincevamo quasi tutte le partite, se non sbaglio ne perdemmo una sola contro la Cremonese, ma l’arbitro ci annullò un gol di Schillaci. Ripeto: ogni domenica giocare al “Celeste” era un’emozione.
A fine anno tornasti al Parma…
Si. A Messina ero arrivato in prestito secco. Negli anni seguenti tornai una volta a Messina con il Parma e ricordo che i tifosi ci aspettarono nella discesa del viale Gazzi con tamburi e cori. Era uno scontro per evitare la retrocessione. Spiegai ai miei compagni che i tifosi del Messina erano fatti così: attaccati alla squadra e pieni d’entusiasmo. Qualche anno dopo vincemmo la coppa UEFA in finale contro la Juventus.
Tutto è cambiato…
Ho visto purtroppo. La serie D non è un campionato adatto al Messina. Per risalire serve una società solida e una classe politica pronta a sostenerlo. Ai tifosi serve una sola scintilla per tornare.
Adesso alleni i giovani…
Alleno l’under 15 del Pordenone con buone soddisfazioni, ci sono delle belle strutture e il lavoro non manca.
Come stai vivendo questo brutto periodo legato a Coronavirus?
Certamente non bene. A Treviso ci siamo chiusi in casa e la situazione sta migliorando soltanto adesso. Speriamo che tutto questo passi presto.
Saluto comunque tutti i messinesi sperando di poterci rivedere presto. Un grande abbraccio.
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