Più di cento presenze con la maglia del Messina, Marco De Simone è stato fra i difensori più arcigni che abbiano vestito la casacca biancoscudata. Ricordo quegli anni con grande entusiasmo – esordisce l’ex difensore – toccai il tetto delle cento presenze e fui premiato dal presidente Massimino e dal direttore Pieroni con una medaglia d’oro.
“Ma quello fu uno dei tanti passaggi belli che segnarono la mia storia in riva allo Stretto. Quando arrivai a Messina, avevo già giocato con Maradona e venivo da una grande tifoseria, scoprii con il tempo che anche quella del Messina non era da meno. Come sei stato accolto a Messina? Mi ricordo che c’era un gruppo fantastico, ad accogliermi a braccia aperte fu Peppe Catalano, un grande calciatore, mi mise subito a mio agio.
L’allenatore era Franco Scoglio, un tecnico preparatissimo e innovativo, insegnava cose che tanti suoi colleghi appresero soltanto negli anni successivi. Ricordo che nelle sedute d’allenamento ci faceva praticare tanti sport, fra cui il basket. Era un allenatore che amava il calcio e che prediligeva la fantasia e la classe dei suoi calciatori. Catalano, Schillaci ecc… Le sue palle inattive erano legge e al mitico “Celeste” era difficile passare.
Ricordo un Messina – Atalanta dove eravamo sotto di due reti alla fine del primo tempo e poi rimontammo nella ripresa, il mio gol della vittoria fu inspiegabilmente annullato da Longhi.”
Marco continua a ruota libera…
Stavamo quasi tutti a Santa Margherita e andavamo d’accordo. Con Peppe Catalano trascorrevamo le vacanze con le nostre famiglie, mentre invece nei ritiri ero compagno di stanza con Toto’ Schillaci, un attaccante fortissimo. Eravamo una squadra che al giorno d’oggi poteva giocare tranquillamente in serie A. L’anno seguente arrivò Zeman… Il boemo sin da allora prediligeva le verticalizzazioni ai dribbling e gli schemi alla fantasia, ma sapeva il fatto suo. Con il trascorrere degli anni, però, tanti hanno saputo prendere delle contromisure che lo hanno messo in difficoltà. Quelli che ho trascorso a Messina sono stati anni fantastici, con la tifoseria che era capace di trasformati. Un pubblico che in quella categoria non aveva pari.
Dopo che hai intrapreso la carriera di allenatore, adesso fai il direttore sportivo…
Ho conseguito il patentino per poter allenare anche in massima serie, ma sto svolgendo il ruolo di direttore sportivo. Ho vinto quattro campionati: due in C con Savoia e Avellino e due con la Frattese partendo dalla Promozione. Ho scoperto diversi giovani fra cui Albadoro e Migliaccio. Ho lavorato tanto con i giovani e ho fatto anche l’osservatore della Ternana e per mister Beretta.
Intanto il Messina e’ precipitato fra i dilettanti...
Purtroppo ho visto. L’ACR Messina lo seguo sempre. Credo che in questi anni si siano fatti tanti errori. Per vincere un campionato di serie D bisogna puntare prima sugli under, susseguentemente sugli over. Ci vogliono 6-7 under di valore e poi prendere gli over. Proprio gli over traggono giovamento se i ragazzini giocano bene.
In serie D ci vogliono direttori sportivi che conoscano bene la categoria, chi arriva da una serie superiore può riscontrare seri problemi, sia per il girone, che per una realtà completamente diversa. Inutile tesserare calciatori di nome che poi magari non riescono a correre o prendere degli under tanto per completare la rosa.
De Simone verrebbe a Messina?
È una domanda che ha una sola risposta: verrei di corsa e ci verrei gratis. Chiedo solo che mi paghino vitto e alloggio. Io il Messina lo porto veramente nel cuore, ho ancora tanti amici in riva allo Stretto e ci sentiamo spesso, ultimamente ancora più frequentemente per via di questa maledetta pandemia. Coronavirus che noi del Sud stiamo sconfiggendo, a differenza di alcuni benpensanti che si dilettano a parlare male della nostra terra.
Prima di concludere l’intervista voglio cogliere l’occasione per salutare tutti i tifosi del Messina: non vi ho dimenticato mai, vi porto nel cuore con la mia medaglia.