CALCIO POTENZA – Il Pres.Caiata, in lacrime, abbandona
Salvatore Caiata con le lacrime e visibilmente arrabbiato al termine della gara con l’Avellino ha annunciato il proprio disimpegno dal Potenza. La conferenza stampa post gara ha offerto questo colpo di scena che dipinge a tinte scure il futuro rossoblu. La prestazione non soddisfacente dei rossoblu e la contestazione esplosa a fine gara è stata la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso. Il presidente che ha regalato tante soddisfazioni alla piazza potentina con una promozione in Lega Pro e due magnifici play off ha detto basta. Ci auguriamo che la reazione sia solo il frutto della delusione per la sconfitta e la contestazione ma ora bisogna salvare… il salvabile.
Le parole di Caiata raccolte dall’Ufficio Stampa del Potenza Calcio: “Sono stati cinque anni meravigliosi, meravigliosi. Nel bene e nel male, perché quando si ha un rapporto così forte e viscerale bisogna viverlo nel bene e nel male e bisogna avere anche la capacità di capire quando è il momento di uscire di scena. È questo il momento perché per me è una sofferenza -prosegue il presidente emozionato- troppo forte, troppo forte. Non ha senso è un contro natura. È vero siamo ultimi in classifica, ma io sono orgoglioso di aver condotto sempre con serietà, onestà una società che in cinque anni ha dato lezione di stile, educazione, a tutta Italia. Abbiamo portato la nostra piccola città al centro dell’attenzione nazionale con iniziative di solidarietà, di socialità, simpatiche, di divertimento, siamo stati sulla bocca ti tutti. Abbiamo fatto bene, abbiamo vinto, abbiamo anche perso come stasera. Però speravo che fossimo andati e nonostante ultimi in classifica, nonostante gli sforzi, nonostante tutto quello che stiamo facendo… non ha senso. E io non sono capace di proseguire e visto che ormai mi pare assodato che venga considerato io il problema non posso sentire offendermi come mi sono sentito offeso questa sera perché si risultati sono una cosa, la gestione e la serietà è un’altra cosa. Si può perdere sul campo ma si può vincere fuori dal campo come hanno fatto tante società in questi anni che pur essendo retrocesse sono state ripescate per perché hanno rispettato gli adempienti oppure si può sparire come siamo spariti noi per motivi bruttissimi”.
Amareggiato, arrabbiato deluso il presidente continua la sua disamina: “Non era il caso di questa società e questa società avrebbe continuato in ogni caso con la forza di ripartire come fanno tanti. Allora visto però che noi non ce l’abbiamo, non ce l’abbiamo questa forza, questa cultura io mi faccio da parte lascio nelle mani dell’associazione, stasera mi dimetto da presidente per cui lascio nelle mani di Michele Falasca che sono mani sapienti mani d’oro, le sue come tutti gli altri dell’associazione. Non sono in grado di dare di più. Non è una questione di soldi perché qua non abbiamo mai mandato via una persona che aveva un soldo da avere. Abbiamo detto di no a chi ha provato a estorcerci i soldi con la minaccia, con la diffamazione. Attualmente non dobbiamo niente. Siamo stati dei signori con tutti quelli che hanno lavorato con noi seriamente, abbiamo pagato l’altro giorno l’ultima rata dell’Iva 2014 allora ci sono due aspetti io che sto quindi mi sento ferito, lacerato, ma non faccio vittimismo. Fa parte del gioco ed è normale. Il calcio è un imbuto dove si entra da sopra e si esce sempre da sotto quindi che dovessi uscire da sotto lo sapevo da tempo. Non ho avuto la forza di lasciare nel momento migliore come si fa perché io come ho fatto sempre in vita mia perché c’è il cuore, c’è l’affetto, c’è l’amore per questa squadra per questi colori quindi, era troppo difficile lasciare quando è arrivato il Covid, abbandonare la nave era troppo difficile lasciare dopo Reggio Emilia quando abbiamo sfiorato la serie B, era troppo difficile lasciare l’anno scorso quando abbiamo fatto un miracolo e siamo risaliti. Ho sempre messo tutto il cuore però credo che questa volta invece siamo arrivati al capolinea per cui io lascio la Presidenza a Michele, lascio il mio pacchetto azionario nelle loro mani e quindi da oggi in poi loro o chi per loro, chi vorrà insomma, spero loro possano portare a termine questo percorso e poi decidere quello che è sarà meglio per questa Società e per questa città”.
Chiude il presidente notevolmente irritato: “Voglio uscire ringraziando tutte le persone che in questi 5 anni ci hanno dato vicinanza affetto sorriso entusiasmo bambini, anziani che si sono immedesimati con questa crescita abbiamo cercato di dare un cambio di passo, una crescita culturale. Però purtroppo il calcio è questo, purtroppo per fortuna non lo so, non sta a me dirlo, si gioca se si tinge degli eroi se si perde c’è la cultura della sconfitta che non fa parte nello sport. Si può vincere, si può perdere e si può essere comunque apprezzati per la serietà. Invece, qui veniamo apprezzati solo per i risultati e non per tutto quello che facciamo. Io non ho fatto solo chiacchiere. Io ho fatto 5 anni, 5 anni della mia vita, 5 ne ho fatti non chiacchiere per cui con questo credo che siamo arrivati al capolinea. Ho rispetto per la curva, ho rispetto per i tifosi, ho rispetto… però devo avere rispetto anche per me stesso, per la mia persona che non può essere esposta a questo tipo di mortificazioni per cui è ilegittimo che si può contestare, altrettanto legittimo è decidere dopo una contestazione quello che si vuole fare, per cui io, che non ho mai pensato di dover essere un problema per questa piazza anzi una risorsa, una forza, se percepisco come ho percepito di essere un problema mi faccio da parte immediatamente non tra un giorno, fra un anno, fra un mese ma immediatamente lasciando tutto in ordine, lasciando conti in ordine grazie a tutti”.