Calcio Messina. Riassunto delle puntate precedenti e speranze (poche) future
Partiamo da fine campionato, il Messina si salva evitando i play-out, il Città di Messina si salva ai play-out. Entra di scena il sindaco che auspica un’unione d’intenti delle società cittadine: il Camaro, che usufruisce di una gestione quindicinale del comunale “Marullo”, il Città di Messina, società con virtù ma senza ambizioni d’alta quota, l’Acr Messina, con possibilità economiche (non illimitate) ma con l’esigenza di dover riconquistare l’ambiente a forza di campionati…vinti. Risultato: il Camaro potrebbe “investire” il proprio settore giovanile oltre la struttura per allenamento e la sua comprovata organizzazione ma non può far di più. E, comunque, nel tempo non si sono mai instaurati rapporti così, come dire, intensi con il CdM. Il Città di Messina vorrebbe, forse, un’unione con l’Acr Messina, ma ancora deve trovare un’intesa valida che la sgravi da dover “sopportare” il peso economico di un nuovo campionato di serie D. L’Acr Messina sarebbe, pure, propenso a mettere insieme più forze ma sembra che ancora non sappia cosa voler fare da grande. Ed il sindaco? Si chiude nella sede della città metropolitana come se fosse un…monaco tibetano, con tutto il rispetto per i monaci tibetani, ed oltre a curare i suoi impegni istituzionali aspetta il giusto segnale dai responsabili del calcio cittadino.
Nel frattempo, si profilano all’orizzonte ombre non ben definite: Arena, cosa si sa di costui? Quali le sue reali capacità economiche? quali le sue intenzioni? Certo, i primi nomi sciorinati dal siculo-calabro, presidente di una squadra spagnola paragonabile ad una compagine del campionato d’Eccellenza italiano, per costruire una grande società sembrano zuccherini offerti in pasto alla moltitudine, ma se ci si va a verificare i curricula, iniziano a nascere i primi dubbi sulla scelta di lasciare campo libero a questo “nuovo” imprenditore del pallone nostrano che non ritiene ricevibili le condizioni economiche poste da Sciotto ma continua a flirtare col presidente Paolo in attesa forse di ravvedimento sciottiano sulle cifre e sul cash richiesto.
Poi, ci sono gli altri, quelli di cui non abbiamo mai visto facce, espressioni o ascoltato dichiarazioni, se non per tramite del collega Pensavalli, il quale continua a predicare nel nulla, dichiarando che sono state fatte delle offerte scritte ad Acr e Cdm a cui, però, non è seguita alcuna risposta. Come mai?
Questo è il panorama odierno del calcio messinese, aggiungeremmo a tutto questo le dichiarazioni di un Consigliere Comunale, presidente della commissione finanze, che, provocatoriamente ha avanzato l’ipotesi di chiudere gli stadi se non utilizzati per una squadra di calcio credibile, ma alcuni suoi colleghi del passato negarono concessioni pluriennali a privati pur dichiarando che la gestione di stadi e palazzetti era, in ogni caso, una spesa che il Municipio non riusciva più a sostenere predestinandone così il totale abbandono ed, aggiungiamo noi, la fine di un patrimonio e di una speranza di rinascita.
Francamente, siamo lì ancora a cercare di capire chi vuole veramente bene a questo calcio, al benessere dei suoi seguaci e non ai propri, piccoli interessi personali.
Sospiri ci informano che qualcosa si muove nella città di Romeo e Giulietta, non sappiamo se sia vero e cosa possa nascere di buono, calcisticamente vediamo la speranza nell’unico uomo di calcio che sembra essere interessato a far rivivere il Messina, quel direttore sportivo (Fabrizio Ferrigno) che aspetta un segnale per tentare una nuova, grande, impresa.