Calcio D’…essai | Miranda: “Un sogno chiamato Messina”
Uno dei più forti difensori ad indossare la maglia del Messina è stato Maurizio Miranda, centrale difensivo completo, insuperabile nel gioco aereo, bravo a contrastare l’avversario e a rilanciare il gioco. Maurizio, a Messina hai trascorso degli anni travagliati, malgrado ciò hai lasciato un ottimo ricordo. Come te lo spieghi?
Credo che i tifosi abbiano capito che in quei campionati non mi sono mai tirato indietro. Ho avuto la fortuna di giocare in una grande piazza con una grande tifoseria. L’ACR è stata la mia casa. La mia carriera è in pratica terminata a Messina con quel maledetto infortunio, senza quello avrei continuato a giocare a vita con la maglia giallorossa.
Sei approdato in riva allo Stretto, dopo che erano andati via grandi allenatori come Scoglio e Zeman…
Arrivai dal Foggia ed accettai Messina perché sapevo che il presidente Massimino avrebbe costruito una grande squadra ed in effetti fu così. Quell’anno, oltre al mio ingaggio, arrivarono calciatori del calibro di De Trizio, Muro, Traini e Bonomi. Fu un grande sforzo economico non ripagato pienamente dai risultati. Tengo a precisare che la società era sempre presente. Andò peggio la stagione seguente, quando retrocedemmo all’ultima giornata. In questo biennio si succedettero sulla panchina ben cinque allenatori e a risentirne fummo anche noi che ci trovammo sballottati. L’anno della retrocessione la colpa fu principalmente la nostra. Ricordo che ci giocammo la permanenza in serie B, l’ultima giornata di campionato a Modena. Sugli spalti c’erano diecimila tifosi giallorossi, ma nonostante tutto non riuscimmo a vincere.
In quella gara, il Messina apparve spento e senza forze. Cosa accadde?
Alcuni di noi non avevano più stimoli e avevano tirato i remi in barca, pensavano a trovarsi altre sistemazioni. A rimanere in serie C fummo io e Raimondo Marino. Rifiutai diverse offerte, Messina veniva e viene prima di tutto. E dire che avevo esordito nel calcio che conta con il Palermo e che la mia carriera era proseguita con gli anni indimenticabili di Licata. A Messina stavo benissimo, la città mi piaceva moltissimo.
In quegli anni ci fu anche un avvicendamento societario…
Salvatore Massimino fu sostituito dai figli che si ritrovarono in un mondo nuovo e con poca esperienza. Pagarono a caro prezzo quella mancanza.
Hai intrapreso la carriera di allenatore. Sei soddisfatto?
Ho allenato diversi anni in serie D e anche in C2 con il Vittoria. Ho girovagato per diverse società, adesso sono fermo, ma negli ultimi anni le cose in questo mondo sono peggiorate, senza sponsor non si può andare avanti. Continuo ad aggiornarmi, seguo molto i giovani e diversi li ho segnalati al Palermo che li ha tesserati.
Hai pensato in questi anni di tornare a Messina?
Ho sempre tenuto nel mio cuore un sogno: Messina. Non ho mai smesso di seguire le vicissitudini dell’ACR, nel bene e nel male.
Messina da anni non vive più momenti da ricordare, tutt’altro! Quali sono i rimedi per rivedere la luce?
Credo che il presidente Sciotto abbia speso tanti soldi senza ottenere il riconoscimento dovuto. Ho avuto modo di conoscerlo durante i miei anni da calciatore a Messina. È una brava persona che però si è attorniato di alcune persone sbagliate.
Da dove partiresti per ottenere i risultati agognati?
Certamente dalla conferma del mister. Pensabene è una persona seria e molto competente. Ha esperienza per ottenere gli obiettivi prefissati. Infine cercherei di dare ordine alla società con i vari incarichi dirigenziali. Individuare, quindi, le persone giuste, perché il contorno è quello che ti aiuta ad apparecchiare tutta la tavola.
E Maurizio Miranda?
Attendo, ma non mollo. Tutt’ora intrattengo rapporti con amici di Messina. Fra gli ex calciatori, ad esempio, sono rimasto in contatto con Raimondo Marino e Gaetano Beninato. Il mio sogno ormai lo conoscete e finché c’è vita, c’è speranza. Un saluto ai tifosi del Messina che non dimenticherò mai.
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