Il 1993 vede la mancata iscrizione dell’Acr Messina di Maria Leone e dei figli si Salvatore Massimino al campionato di serie C1. Così, nell’estate del ’93, nasce l’As Messina del presidente La Malfa che, nel campionato 1993/94, ripartì dal Campionato Nazionale dilettanti. La nuova società affidò l’incarico di allenare la squadra ad un tecnico esperto come Angelo Busetta e mise sù una compagine di tutto rispetto con un nutrito nugolo di messinesi (Pietro Berenato, Maurizio Casilli, Nino De Luca, Giacomo Mazzara, Nino Messina, Domenico Moschella, Nino Naccari) a cui vennero affiancati elementi provenienti anche da categorie superiori (Maurizio Anastasi, Sebastiano Cantone, Rocco Ferrara, Luigi Giordano, Rocco Macrì, Pasquale Marino, Marco Onorati, Marcello Prima, Leo Vanzetto, Massimiliano Orlandi, Angelo Sciuto). Il Messina, nonostante due cambi in panchina, si classificò al terzo posto dietro Castrovillari e Catania. L’anno successivo fu nuovamente terzo posto dietro Catania e Milazzo, ma il Messina pagò l’esodo iniziale di alcuni giocatori esperti che non ritenevano economicamente solida la società. Tra questi il difensore e capitano Angelo Sciuto che, oggi, torna con noi a parlare di calcio e del Messina.
Angelo sei stato a Messina negli anni bui, un pò come quelli di adesso…
Sono stato a Messina dal 1993 al ’94, il presidente era Pietro La Malfa, il Direttore Generale era Carabellò ed tecnico Busetta. Carabellò fece una squadra forte e se avessimo avuto una società forte avremmo vinto il campionato. Il secondo anno, dopo circa due tre mesi andammo via quasi tutti e rimasero in pochi, oltre i tanti messinesi. Fu un dispiacere perchè sarebbe potuta essere la rinascita del Messina. Invece, si dovette aspettare la nascita della società di Aliotta per rivedere il calcio professionistico. Peccato. Per la categoria, la nostra squadra era molto forte , con tutta gente di spessore ed avrebbe potuto fare bene anche la C.
Dopo due anni quella società retrocesse e si dissolse, perchè, secondo te?
Come dicevo prima, già nel mio secondo campionato a Messina andammo via in tanti perchè la società non ci pagava gli stipendi e rimase, solo il gruppo dei ragazzi di Messina.
Qualche anno dopo anche tu hai lasciato il prato verde come calciatore far cosa?
Ho avuto la fortuna di fare il secondo a Cucchi, nel Catania, eravamo in C2 e vincemmo il campionato approdando in C1. Nel 2000 andai a Paternò in serie D con Pasquale Marino e vincemmo due campionati consecutivamente arrivando in C1. In seguito, restai nel Paterno in C1, prima con Castellucci e poi con Discepoli, mentre Marino andò a Foggia. Nel campionato 2003/04 arrivai al Catania, in serie B con il presidente Pulvirenti ed il Dg Pietro Lo Monaco, l’allenatore era Costantini. L’anno successivo ritrovai Pasquale Marino e vincemmo il campionato andando in serie A. Fatta la salvezza in A, l’anno successivo andai ad Udine seguendo Marino per quattro anni ed avendo il piacere di raggiungere con lui l’Europa League. Insomma, belle soddisfazioni! Dopo la bella parentesi di Udine, sono tornato nei dilettanti con il Giarre di Mascara e, quest’anno, sempre con lui ho iniziato l’avventura con il Biancavilla. Una bella prima parte di campionato, poi arrivò il cambio di società ed andai via perchè la nuova società non rispondeva alle nostre aspettative, tanto da negarci persino i rimborsi spese.
In questi anni, hai mai avuto ancora rapporti con le varie società succedutesi a Messina?
No, non ho mai avuto rapporti perchè non conoscevo i dirigenti. Ho ancora tanti amici tra i giornalisti ma non ho avuto mai il piacere di tornare a Messina.
C’è mai stata la concreta possibilità di un tuo ritorno con i colori giallorossi?
No, anche se qualche anno fa, quando era allenatore Venuto, insieme a Mascara, sono venuto a Messina al “Franco Scoglio” ad assistere ad alcune partire, ricordo che c’era Ferrigno come Direttore Sportivo, ma poi non se ne fece nulla.
Secondo te, come può Messina uscire dalle pastoie dei dilettanti?
Secondo me, ci vorrebbe un progetto serio e le persone adatte a capire che dietro il Messina c’è una città blasonata. La proprietà dovrebbe cercare di avere persone competenti e serie, persone che vogliono fare calcio sul serio, ma la realtà è che troppo spesso arrivano solo persone che vorrebbero far soldi, – Sciuto è un fiume in piena – bisognerebbe prendere giocatori che hanno fame, che si vogliono mettere in luce e che vogliono vincere. Per far questo si deve scegliere una persona seria che abbia competenza e dargli fiducia assoluta, è inutile cambiare spesso perchè, alla fine, non si ottiene nulla. Quest’anno l’errore principale del direttore sportivo è stato quello di portare gente da fuori e stagionata quando, invece, sarebbe stato meglio prendere uomini che conoscevano ambiente e categoria.
Come vedi l’attuale situazione della serie D, considerando la crisi economica che si profila in seguito al Coronavirus?
Posso dire che togliendo due-tre squadre, il Palermo ormai promosso, il Licata e l’Acr Messina che erano forse le uniche ad avere reali potenzialità economiche, sono poche le squadre che potrebbero continuare. Nel calcio ci vogliono società che hanno passione e soldi perchè gli impegni che si prendono devono essere sempre rispettati. I presidenti ed i direttori sportivi non devono solo fare passerella e chiacchiere. Prendo ad esempio il caso del Biancavilla, la nuova società aveva fatto proclami di grandi obiettivi ed, invece, per quanto mi riguarda sono risultati tutti poco affidabili dal presidente Leonardo al vice Scardina fino al ds Marco Coppa, persone che mi hanno sempre detto di poter fare grandi cose ed invece sono rimaste solo chiacchiere, prendendo in giro giocatori e staff che non hanno usufruito dei giusti compensi.
La verità è che per fare calcio ci vogliono i soldi, nessuno gli ha ordinato di dover essere presidenti, e tanti di loro non portano niente di buono e diventano la rovina delle società. Ripeto, c’è bisogno di imprenditori che abbiano voglia di fare calcio rispettando i giocatori, ricordando che sono persone che lavorano e che devono mantenere le proprie famiglie, pertanto, si devono rispettare gli impegni presi. Nei dilettanti, poi, ci sono anche tanti giovani, gli under, che sono ragazzi lontani da casa e che hanno bisogno di quei pochi soldi per poter vivere.
Parole che rimbombano come lame e che ricordano quelle di un ex presidente tanto amato a Messina, Salvatore Massimino, il quale ci teneva a pagare i suoi giocatori personalmente e nei tempi concordati, per non dare loro adito di trovare giustificazioni o alibi e dare sempre il massimo sia fuori che dentro il campo.