Tira forte da lontano, così intonavano i tifosi messinesi parte del coro dedicato all’idolo, Leo Criaco. E Leo tirava e segnava, tirava e correva sotto la curva. Era il Messina del presidente Aliotta, di Salerno e La Rosa, di Sulfaro accompagnatore e soprattutto del grande Ciccio Curro’. Il Messina che vinceva sempre e non aveva avversari, dove il ruggito dei tifosi faceva tremare gli spalti e il “Celeste” era tutto colorato. Gli anni di Leo Criaco, Romano, Corino, Torino, Milana, Di Meglio, Rubino, Campolo, Sasa’ e Ciccio Marra, Scaringella, Godeas, Di Fausto, Buonocore, Sportillo, Accursi, Beccaria, Manitta, De Blasio, Coppola, Sullo, Bertoni, Sansone.
Diverso tempo è ormai passato da quella 500 che scorazzava sul terreno di gioco di via Oreto e da quelle bandiere che sventolavano. In questo unico Messina giocava Leo Criaco, la bandiera di Africo, un calciatore e un uomo che non si è mai tirato indietro dimostrando sempre professionalità e amore per la città dello Stretto. Difficilmente si dimentica chi ti ha voluto bene, questi sono come i ricordi, sempre dentro il cuore.
Così anche Leo, avrà sentito dentro di sé la nostalgia e il richiamo della città che lo ha sempre sostenuto. Poco importava per lui, il nome della società o della squadra, Messina è Messina. Si è ripresentato in questa stagione calcistica sotto le vesti di allenatore, è andata male, ma i sogni rimangono sogni e difficilmente svaniscono per gli uomini, quelli veri, che ci credono sino alla fine. Anzi, a volte tornano e si realizzano. Le favole finiscono sempre bene e con una morale. Arrivederci, Leo Criaco.