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ARTI MARZIALI – Mary Magazzù e Il Kyokushin: “Una filosofia di vita”

 

Atleta della AIKK Messina, diretta da Shihan Tsutomu Wakiuchi,  cintura nera I dan, Mary Magazzù racconta che quella per le arti marziali è una passione che coltiva fin da piccola. “ Forse – spiega – anche influenzata involontariamente dai film che guardava mio padre e, per casualità, il mio primo approccio è stato con il karate Kyokushinkai 17 anni fa circa e, da quel momento, non l’ho più lasciato”.

Il Kyokushinkai – spiega la Magazzù , orgogliosa dei molteplici titoli nazionali ottenuti sin dalle prime gare, ma soprattutto dei 7 titoli ottenuti ai campionati europei – è uno stile di Karate fondato dal maestro Sosai Masutatsu Ōyama nel 1961. Si differenzia dagli altri perché ha uno stile di karate a contatto pieno in cui, in gare internazionali, non sono previste protezioni, sebbene siano vietati i pugni al viso. Gli allenamenti sono collettivi, talvolta ci alleniamo in piccoli gruppi o anche individualmente.

La disciplina  – prosegue – prevede tre elementi principali: tecniche di base (Kihon), forme (Kata) e combattimento (Kumite). Benchè possano sembrare distinti, ogni elemento è legato e inscindibile dall’altro. Nel combattimento è previsto il KO, mentre, è proibito colpire con la mano e con il gomito alla testa e al collo; nonostante questo i calci alla testa, i colpi di gomito e i colpi a mano aperta alla parte superiore del tronco e calci all’interno ed all’esterno della gamba, sono consentiti. I bambini portano il caschetto per ridurre l’impatto dei calci sulla testa, per gli adulti invece, non sono previste protezioni”.

“Certamente l’allenamento – spiegando cosa per lei questa disciplina rappresenta – in gruppo può favorire il confronto e il confronto la crescita individuale, per questo bisogna prediligere l’allenamento collettivo e come diceva il Sensei Martino Caminiti (primo tesserato dell’Associazione Italiana Karate Kyokushinkai): “La cintura serve solo a tenere i pantaloni”, questo l’ho capito negli anni e credo che il colore della cintura non sia fondamentale, certamente stabilisce una “gerarchia” (sette colori di cinture- bianca, arancione, blu, gialla, verde, marrone e nera) ma poi è il percorso interiore che si fa nel tempo a determinare il valore del karateka. “Kyokushinkai” significa “verità suprema” dove “verità” è da intendersi come la conoscenza delle reali risorse fisiche e mentali, a cui ciascun praticante giunge dopo un lungo cammino di perfezionamento”.

Sul tatami la Magazzù non ha una tecnica preferita e come lei stessa spiega, “nel kumite semplicemente ogni tecnica, ogni colpo affondato dipende da chi mi trovo davanti. Nei kata cerco di “indossare” ciò che mi sta meglio addosso, cioè ciò che può mettere in luce i miei punti di forza”.

“Spero – conclude e parlando dei suoi obiettivi futuri –   di riuscire a continuare l’attività agonistica ancora per molto tempo. Non mi pongo limiti, spero di riuscire a migliorarmi ancora, a divertirmi e a crescere ancora sia atleticamente che umanamente”.