Arti Marziali | Gloria Peritore: “Ho lasciato tutte le mie certezze per seguire questa passione”
Nata a Licata nel 1988, operatrice nel settore della moda e campionessa mondiale di kickboxing, Gloria Peritore inizia a frequentare le arti marziali per caso, dopo un passato come pallamanista e dopo essersi trasferita a Firenze, ha iniziato, avendo lasciato la pallamano, a cercare su Google i vari sport da poter fare, imbattendosi così su un blog del suo primo maestro di kickboxing. Gli scrisse e andò a provare nonostante la tarda età, 21 anni.
“Da lì – spiega la Peritore – fu amore a prima vista, anche se all’inizio ero abbastanza spaventata dagli allenamenti. Credo che quel giorno il destino mi fece un bel regalo, facendomi il ring scegliere tra mille sport. Non avevo idea di cose fosse la kickboxing, poi dopo 6 mesi ho combattuto. Da lì, mi sono appassionata a tutti gli sport da combattimento, ho fatto anche due match di boxe. La conoscenza delle MMA è arrivata abbastanza tardi, dopo diversi anni che combattevo nel K1. Stili differenti tra loro che in comune hanno calci e pugni. Nel K1, invece, si possono tirare le ginocchiate e nelle MMA, c’è anche la parte a terra. K1 e kickboxing sono molto simili, mentre nelle MMA, ovvero “Mixed Martial Arts”, sono comprese molte discipline come il wrestling, grappling, judo, e così via”.
“Per quel che mi riguarda, – parlando dei benefici fisici e psicologici che questi sport apportano – consiglio questi sport addirittura come terapia per combattere l’ansia, per migliorare alcuni aspetti emotivi. La correlazione tra corpo e mente in questi sport viene fuori, perché sono sport che ti costringono a rimanere nel “qui e ora” non ci si puo’ proprio distrarre mentre ci si allena. Inoltre, trattandosi di uno sport molto completo, permette di allenare il fisico in maniera totale. Alla base – rispondendo a coloro che affermano che questi son violenti – c’è il rispetto, la disciplina, il confronto con gli altri e il poter contare solo sulle proprie forze mentre si combatte, quindi, ti costringe a “centrarti” e a cercare un equilibrio interiore che poi diventa parte integrante della persona”.
In questa fase di lockdown, parlando dei restringimenti causati dai protocolli sanitari, “ci si allena come si puo’. L’unica cosa che siamo costretti ad evitare è il contatto fisico, ma per il resto, abbiamo la fortuna che su Youtube e sul web esistono molti allenamenti da poter fare in casa sia per allenare la parte fisica, che per ripassare la tecnica. Io ho migliorato diversi aspetti tecnici durante il lockdown, su cui “non avevo avuto tempo” di concentrarmi in palestra, perché ho avuto più tempo per concentrarmi sull’allenamento individuale (quindi vuoto, specchio, circuiti a corpo libero propedeutici). In questo momento difficile bisogna per forza trovare un diversivo e lavorare su cio’ che non riusciamo a fare solitamente in palestra, oltre che a mantenere”.
In materia di valori etici e morali che questi sport trasmettono alla persona che pratica, la Peritore risponde che “di sicuro trasmettono il rispetto per sé stessi e per l’altra persona. Per sé stessi perché è uno sport che richiede il 100%, quindi bisogna tenere un certo stile di vita. Di sicuro se fai le ore piccole, bevi e mangi male, questo si ripercuote sugli allenamenti. E dato che è uno sport in cui ci si confronta molto con gli avversari, proprio non si puo’ fare o comunque ti costringe a migliorare il tenore di vita. Riguardo il rispetto per gli altri invece, insegna a prendersi cura dei meno esperti, a dosare la forza e a non infierire (se sei più esperto). Al contrario, se sei meno esperto, ti porta a confrontarti con chi ne sa più di te, superando tutti gli ostacoli del caso, a rispettare chi è più forte di te e spesso ad emularlo. La disciplina in tutto questo è fondamentale, infatti, spesso chi non riesce a fare questi sport è gente che non riesce a fare i conti con il proprio ego e che per questo non regge il confronto, quindi molla. Diciamo che la kickboxing ti porta ad essere una persona equilibrata con te stesso e con gli altri”.
Il mondo degli sport da combattimento ha una maggiore incidenza di uomini, le donne sono ancora in minoranza e – come “The shadows” (questo il soprannome della Paratore per le sue movenze sul ring) sottolinea – “questo succede in molti sport. Ci sono molte donne che praticano la kickboxing sia come attività fisica che per combattere, e, in ogni caso, in palestra siamo sempre alla pari degli uomini, anzi, qualche volta siamo anche più coccolate. Questo è un vantaggio se vuoi qualche volta. Non credo sia un mondo che risente ancora di maschilismo, basta vedere molti eventi delle organizzazioni più importanti (Bellator, ONE, UFC), di cui spesso il main event è al femminile”.
“La difesa personale – analizzando la problematica delle violenze sulle donne – e la kickboxing (o in generale gli sport da combattimento), sono due cose molto diverse. Io preferisco parlare di kickboxing come strumento per rafforzarsi, non per difendersi. Non mi piace parlare delle donne che hanno subito violenze come “vittime”, ma piuttosto come persone che hanno bisogno di ricostruirsi e a cui vanno insegnati i mezzi per reagire, non per difendersi. Non è normale il concetto di “difesa dagli uomini”, come se fossimo sempre in preda alla follia di psicopatici che cercano di farci del male. Mi piace parlare di prevenzione tramite lo sport, di rafforzare corpo e mente provando a fare qualche sport “duro” che ci possa fare rendere conto di quanto possiamo essere forti. Di come qualcosa che pensiamo sia impossibile diventa possibile. Ovviamente una donna che si allena regolarmente diventa forte su tutti i fronti. Sono abbastanza contro i corsi di difesa personale perché, se non insegnati con la massima cura e attenzione, possono fare l’effetto contrario e magari, potrebbero creare confusione. Ad esempio, durante uno dei miei incontri antiviolenza a Firenze, mi è capitato di parlare con una signora di mezza età che mi raccontava di aver inseguito un aggressore che le aveva rubato la borsa perché si sentiva sicura del fatto di aver fatto un corso di autodifesa due volte a settimana. La signora pesava si e no 48 kg, e se solo l’aggressore avesse deciso di aggredire ulteriormente la donna, mossa dalla sua sicurezza di chi ha imparato delle tecniche, non oso immaginare cosa sarebbe potuto succedere”.
Per chi si approccia alle arti marziali per la prima volta, la cosa più importante da fare è “affidarsi a un coach e un team davvero competente. Oggigiorno per vendere ci si inventa la qualunque, ma bisogna affidarsi a persone che hanno l’umiltà di aggiornarsi e di mettere testa nell’allenamento (non è così scontato) che abbiano una buona esperienza e preparazione. Il secondo consiglio, è quello di provare diverse palestre prima di scegliere, abbiamo la fortuna che si possano fare le prove gratis in molti posti. In ogni caso, non è detto che il coach migliore sulla carta sia il migliore per noi, quindi bisogna sempre provare”.
Parlando del progetto antiviolenza nella vita, “la nascita dell’associazione The Shadow project, è un sogno che diventa realtà. Impossibile senza Sonia Fracassi, Vice presidente e co-fondatrice, collega in palestra e amica nella vita e Giada Scoccimarro, fighter con cui ho condiviso gli ultimi anni della mia carriera e con cui, insieme e con gli stessi ideali, abbiamo partecipato ai progetti antiviolenza a Firenze, e con cui sognavamo di poter fare qualcosa di nos
tro un giorno. Uno degli aspetti importanti dell’associazione, – sottolinea la Peritore – è che non vogliamo concentrarci solo alla sfera femminile, perché siamo dell’idea che ogni forma di violenza deve essere contrastata e lo sport ha il potere di farlo. Finalmente siamo riuscite a concretizzare quello che da tempo, ognuna con i propri mezzi, abbiamo cercato di fare da sole: aiutare le donne in difficoltà a riscoprire il proprio coraggio, a reagire e a creare un network affinchè possiamo diventare un tramite tra la persona in difficoltà e le associazioni di riferimento nel territorio con cui collaboreremo. Tramite i nostri social vogliamo infondere un messaggio di sensibilizzazione e informazione ma soprattutto di coraggio e speranza. La nostra missione, è quella di far vedere come si puo’ uscire dalla violenza, soprattutto psicologica, lavorando su sé stesse e diventando in grado di chiedere aiuto e di rendersi conto che qualcosa non va’. Sono felice che l’associazione sia nata dopo il titolo mondiale che ho dedicato alle donne che non si arrenderanno mai di fronte al dolore”.
“Nel mio futuro – conclude – ci sono grandi novità, soprattutto lavorative. Eventi online in presenza con The Shadow Project, contest e molte attività legate a questa sfera. Inoltre, ho un sogno nel cassetto che sta per avversarsi di cui sentirete parlare a breve ma fa parte più della sfera lavorativa. Sportivamente, aspetto che si sblocchi la situazione a livello nazionale per poter programmare come tutti gli altri, nel frattempo, uno degli obiettivi futuri è la mia prima difesa del titolo Iska”.
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