Antonio Lisciotto, affascinato fin da piccolo dalle arti marziali, influenzato dai film di Bruce Lee prima e JC Van Damme e Steven Seagal dopo, a 17 anni inizia a praticare, per un anno e mezzo Kickboxing. Inizia ad avvicinarsi al Budo Taijutsu all’età di 22 anni, grazie ad un amico che lo portò a provare una lezione.
Cintura nera di questa ultima disciplina, il “Budo Taijutsu – spiega Lisciotto – si può tradurre letteralmente metodo di combattimento usando tutto il corpo e fonda le sue radici su 9 scuole tradizionali antiche di arti marziali, il cui SOKE (capo scuola ereditario) è il Dr Masaki Hatsumi. In queste nove scuole si studiano tecniche di combattimento come il jutaijutsu, dakentaiujutsu e il nimpotaijutsu per quanto riguarda il corpo a corpo ed il kenjutsu, bojutsu, il sojutsu ed altre per quanto riguarda lo studio delle armi tradizionali giapponesi.
La disciplina è rivolta a chiunque abbia la voglia e la pazienza di perseguire un cammino che durerà un intera vita, applicandone i principi, non solo sul tatami Ma anche nel quotidiano. Lo scopo ultimo è e svilupparsi completamente come essere umano! In pratica è una lotta continua col proprio ego”.
“Se praticato in maniera seria – prosegue l’atleta – il Budo Taijutsu è una delle discipline più letali ed efficaci che conosca, purtroppo in moltissimi dojo, la pratica e molto teorica e basata sullo studio dei kata, anche in maniera intesa ma sempre con movimenti ed attacchi prestabiliti. Studiando il BJJ da qualche anno, mi sono reso conto che anche lo sparring non collaborativo serve per completare la formazione.
Detto questo, secondo me, non è una disciplina praticabile per qualche mese giusto per imparare a difendersi. Le tecniche Insegnate possono fare dei danni seri, bisogna avere una conoscenza, una preparazione ed una maestria elevata, per applicare le tecniche senza causare danni gravi all’aggressore”.
“Fare male ad una persona – sottolinea la cintura nera – è molto facile, il nostro Maestro dice sempre che, “in uno scontro noi dobbiamo vincere ma l’avversario non deve perdere!” Se ci pensa è un concetto bellissimo ma allo stesso tempo difficilissimo da applicare! Spesso lo scontro migliore è quello che non avviene!”.
In merito al percorso da intraprendere per diventare cinture nere si può affermare che “prendere la cintura nera non è difficile, con 4/5 anni di pratica la si può raggiungere! Il vero studio però incomincia proprio dal primo Dan. Anche il concetto delle cinture è molto diverso. Sensei Hatsumi non gli dà tutta l’importanza che danno in altre discipline. Lui ha stabilito 15 Dan di solito nelle altre discipline sono 10 ma il decimo non viene mai assegnato per rispetto al fondatore delle scuola”.
In conclusione – afferma Lisciotto – “ci possono essere mille motivi per incominciare la pratica del Budo Tai Jutsu ma stia tranquillo che solo chi ne capisce l’essenza ha la forza di continuare a praticarlo! Questa meravigliosa disciplina, la si deve praticare solo per se stessi, non porterà medaglie, gloria o soldi. Come dicevo prima il fine ultimo è diventare un essere umano migliore o Tetsujin (uomo completamente sviluppato)”.