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A.C.R. Messina in vendita…forse si, forse no

…ed alla fine arrivò il…”dunque”.

Le ultime esternazioni del presidente Sciotto non dovrebbero (l’uso del condizionale nel calcio è sempre d’obbligo,  ancor più a Messina) lasciare spazio ad interpretazioni: il Messina è in vendita!

Certo, potremmo discutere sul difficile periodo economico che stiamo attraversando, sulla recessione che colpisce il calcio da almeno una decina di anni e che vede scomparire dai campionati decine di società professionistiche e non professionistiche (vedi il Catania, dopo Messina e Palermo), ma sarebbe un discorso non alla nostra portata. Quindi, cerchiamo di analizzare la nostra realtà. Difatti, anche questa prossima  annata calcistica si preannuncia burrascosa per alcune società: la Triestina, dopo la scomparsa del Patron Mario Biasin, la Pro Patria, il Teramo, la Viterbese, il Messina, il Potenza ed in più la Reggina ( per le note vicissitudini del presidente Gallo) sono le prime a manifestare grandi preoccupazione nelle relative piazze.

Apriamo, intanto, un FOCUS sui fatti di casa nostra. Nei giorni scorsi abbiamo assistito ad un preponderante silenzio societario sui media e ad un continuo vociare sui social da parte di tifosi, più o meno schierati, a difesa della preoccupante immobilità societaria. Chi propendeva per il silenzio del presidente Sciotto, ipotizzando un lavoro sottotraccia, chi lo attaccava per l’atteggiamento troppo prudente, ma tutti insieme attenti al racconto di “presunti” incontri con imprenditori locali e candidati alla prossima poltrona di primo cittadino a Messina

A posteriori, invece, sembra ripetersi il tran-tran degli anni scorsi. C’è da dire che l’avventura, iniziata nel lontano 2017, vedeva schierato un  presidente, Sciotto, con tutta la famiglia al suo fianco, ma negli ultimi due anni ed all’apparenza, sopratutto nell’ultimo periodo, è sembrato che i parenti più vicini all’imprenditore si siano un tantino defilati. Non si conosce esattamente se per divergenze sulla gestione societaria della maggiore società calcistica messinese o per altri motivi, sta di fatto che persino i figli, presenti alla festa della promozione solo un anno fa, quest’anno abbiano per lo più disertato i corridoi dello stadio. Questi primi accadimenti hanno, a ragione, influito nelle ultime decisioni del presidente.

Il presidente Sciotto, però, sappiamo quanto sia orgoglioso e  ami essere un vincente. Un tale contesto potrebbe, quindi, non permettergli di prendere decisioni con la necessaria tranquillità e, perciò, a volte, può accadere, come già in  passato, che cambi repentinamente idea sul da farsi.  La società è in vendita! O, forse, no!!!. Così, nonostante la generale difficoltà economica, potrebbe presentarsi qualcuno per rilevare il Messina, ma non è certo che la società possa essere ceduta perchè( diktat di Sciotto) l’acquirente dovrà dimostrare progettualità (?) e voglia di far bene.

Lo scorso anno, oltre la compartecipazione del socio Del Regno (a proposito che ne è stato del 30% delle quote societarie? Sono ancora in mano all’imprenditore campano?), c’era stato un “pour parler” con almeno un altro imprenditore, a quanto raccontano le cronache, sponsorizzato dal tecnico Eziolino Capuano, ma non se ne fece nulla. E per quanto le “dicerie” giustificassero la mancata conclusione dell’accordo, non è dato sapere quali siano stati i reali paletti che disinnescarono il beneficio di nuovi flussi di denaro nelle casse sociali.

Messina-Turris. Curva sud (foto Franco Raffa)

Ma torniamo alla situazione attuale. Chi volesse acquistare il Messina a cosa andrebbe incontro? Quanto dovrebbe sborsare? In questo preciso momento, l’eventuale nuova proprietà dovrebbe pagare, entro  i primi venti giorni di giugno, presumibilmente 3 stipendi a tutti i tesserati, oltre i contributi delle mensilità ancora non versate. Inoltre, si dovrebbe accollare i futuri stipendi di quei giocatori tesserati con contratti biennali firmati lo scorso anno. Contratti che, a detta dello stesso presidente Sciotto, sono eccessivamente onerosi. Non si conoscono le modalità ed i tempi dei contratti firmati con eventuali società terze  per forniture di servizi verso l’Acr Messina.

E’ altrettanto ovvio che, primi tra tutti, giocatori, dirigenti e chiunque altro sotto contratto, potrebbe non essere ben visto dalla “ipotetica” nuova proprietà che si vedrebbe così costretta ad innescare un braccio di ferro con relativi oneri per liberarsi, appunto, delle presenze non gradite. Dopodiché, raccolte tutte le liberatorie dei tesserati, la nuova società dovrebbe procedere a versare la somma utile per l’iscrizione e la garanzia fideiussoria. Non stiamo qui a fare i conti ma è indubbio che si parta da un minimo di circa un milione di euro, senza considerare la richiesta dell’importo di vendita dell’attuale proprietà.

Questa visione pessimistica, ovviamente, preoccupa buona parte della tifoseria che non vorrebbe vedere l’ennesima fine di un sogno, quella che ha ridotto in tanti l’amore per la propria squadra e che ha trasformato il “Franco Scoglio” in una Cattedrale nel deserto. Fa male al cuore a chi, come noi, ha vissuto l’epoca del “Celeste”, stretti gli uni accanto agli altri ad esultare, e del “San Flippo” assaltato dai quarantamila ai tempi della Serie A, vedere settimanalmente che ci si è ridotti a poche centinaia di “veri, orgogliosi innamorati dei colori della propria città”.

Dunque, speriamo ancora in quella visione ottimistica che veda concludersi l’ennesima querelle estiva in maniera positiva, sia che il presidente Sciotto continui affiancato magari da un altro imprenditore amante del calcio che porti solidità ed entusiasmo per costruire un nuovo ciclo vincente, quanto che si presenti una nuova proprietà che posi la prima pietra per un Messina tranquillo ed ambizioso.

FRANCESCO © SAYA MESSINA 15/11/2015
CAMPIONATO LEGA PRO 2015/2016 MESSINA CATANIA
NELLA FOTO CURVA SUD MESSINA.
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