Così, qualche anno fa, il nostro Alessandro Tavani ricordava il giorno della fantastica cavalcata che ci portò nell’Olimpo del calcio. Il tempo è passato ma, purtroppo, le considerazioni finali rimangono sempre di attualità per i colori giallorossi con l’attuale proprietà.
In un momento storico in cui, tra confusione ed avvenimenti negativi, si fa fatica a soffermarsi a cuor leggero sulla prima realtà calcistica cittadina, sono i ricordi a fornire un ausilio per risvegliare le emozioni a tinte biancoscudate. Per i tifosi del Messina, infatti, difficilmente il 5 giugno potrà mai rappresentare un giorno come tutti gli altri. E ciò perché nel 2004, esattamente sedici anni fa, Sullo e compagni conquistavano la promozione in Serie A portando a termine la cavalcata iniziata neanche un decennio prima sotto la guida del presidentissimo Emanuele Aliotta.
Eppure la stagione 2003-04 era partita con il piede sbagliato, al punto che l’assenza di risultati indusse la proprietà ad allontanare l’allenatore Vincenzo Patania per tesserare Bortolo Mutti. Il tecnico bergamasco, uno dei principali artefici della promozione grazie anche alla capacità di entrare in sintonia con i calciatori, restituì ordine e stimoli alla squadra, che abbandonò presto i bassifondi della classifica proiettandosi verso un traguardo inaspettato. Dopo un paio di match-ball non sfruttati a dovere, il primo sabato del mese di giugno offrì al Messina una chance impossibile da sprecare: la quarantacinquesima, nonché penultima, giornata del campionato di Serie B condusse in riva allo Stretto il Como già retrocesso.
Nel catino del Giovanni Celeste, vestito a festa per quella che finora è anche la sua ultima uscita tra i professionisti, i biancoscudati chiusero la gara già tra il 16′ e il 26′ del primo tempo grazie ad una doppietta di Arturo Di Napoli: il primo gol fu frutto di una sgroppata sulla destra di Lavecchia, che dal fondo mise un pallone in mezzo premiando il taglio sul primo palo di Re Artù; l’azione della seconda marcatura, invece, partì da un lancio di Zoro poi spizzicato da Sosa per l’inserimento del numero 11, che bruciò il suo marcatore e da dentro l’area piazzò il pallone con un piatto mancino. In quell’occasione la punta scuola Inter si rivolse verso la tribuna coperta mimando lo sterzo di un’automobile per ricordare la scommessa fatta con il presidente Franza, al quale chiese in cambio la sua macchina in caso di promozione. Al 12′ della ripresa chiuse i conti un altro grande protagonista della stagione, Alessandro Parisi: il suo sinistro dalla distanza, vero e proprio marchio di fabbrica del terzino palermitano, terminò la sua corsa poco sotto l’incrocio e fece esplodere di gioia gli oltre dodicimila spettatori assiepati sugli spalti. La conquista dei tre punti, infatti, spense ogni velleità di rimonta della Fiorentina sesta in classifica.
I festeggiamenti si protrassero fino alle prime ore del giorno seguente tra giochi pirotecnici e caroselli che colmarono di giallorosso le strade del centro e mostrarono una città unita forse come mai in passato. Il sorriso e la commozione che fanno capolino nel ricordare quella serata o nel ripensare alle sensazioni provate durante l’estate, trascorsa attendendo in maniera spasmodica l’esordio in massima serie, trovano il loro fin troppo mesto contraltare nell’attualità e nei sedici anni successivi a quel 5 giugno, conditi da pochissime gioie e tante delusioni. Alla luce dell’impasse in cui sembra essere piombati per l’ennesima volta, a chi attualmente ha in mano le redini del gioco e a chiunque altro – avendone i mezzi e la reale intenzione di mettere in atto un progetto serio – volesse rilanciare il calcio a Messina, consigliamo di andare a rivedere le immagini di quella serata di festa. Chissà che non possano far scattare la scintilla…